venerdì 31 marzo 2017

Il metodo di studio 

1.  L’IMPORTANZA DEL CONTESTO
a.  il contesto psicologico
-        Un aspetto positivo con lo studio. Mantieni la calma prima di iniziare a studiare, non andare subito in ansia
b.  Il contesto organizzativo
-        Rendi lo studio come una gara, per raggiungere obbiettivi.
c.   il contesto ambientale
-        Scegli un luogo tranquillo, non pieno di rumori.
2.  NON DIMENTICARE LE PAUSE
-        Scrivi una lista di quello che devi fare, tutto sarà più semplice.
-        Per raggiungere il tuo obbiettivo prova a fare una specie di gioco, imposta il timer a 25 minuti e prima che suoni, devi aver finito il compito che stai svolgendo.
-        Spunta gli obbiettivi che hai raggiunto.
-        Non fare tutto di seguito prenditi 5 minuti di pausa, poi riparti.
-        Una cosa molto divertente è la tecnica del pomodoro. Fai una pausa di 2 ore ogni 4 pomodori.
3.   IL METODO IDEALE
-        Quando leggi concentrato, spegni tutti gli oggetti tecnologici per comprendere meglio il testo.
-        Sottolinea il testo con colori diversi in funzione del suo contenuto.
-        Cerca la parola chiave del testo e costruisci uno schema grafico tutto sarà più semplice.
-        Per trattenere le informazioni, ripeti, è fondamentale.
Giaquinto Rebecca
Marino Raffaella

 




L’AVVENTURA DEL LETTORE


Leggere, perché? Perché leggere un’altra storia? Parole che non ci riguardano?
Io leggo, perché per me le parole vanno catturate, va catturato un pensiero in volo, va catturato un pezzetto di vita prima di lasciarselo scappare via. E tutte le parole, tutti i pensieri e anche i pezzetti di vita sono rinchiusi lì, in un libro. Ci sono tanti libri di ogni tipo, ci sono quelli che dopo un po’ dimentichi perché sono troppo bambineschi e poi magari un giorno li rileggi e scopri che quel libro andava oltre il racconto, ci sono quelli che ti fanno emozionare per un’avventura, un amore, e magari torni anche bambino, ci sono quelli che ti incidono fin sotto la pelle, quelli che vivi ogni giorno e si ripercuotono nella testa, quelli che li rileggi mille volte e alla fine ti danno sempre la stessa emozione, ti regalano un viaggio in mondi diversi. Perché con i libri ci puoi viaggiare, puoi guardarti allo specchio e ritrovarti nelle storie, per un po’ di tempo puoi volare via da questa realtà rimanendo apparentemente seduto, puoi sfogliare i pensieri di qualcun altro e riscoprire i tuoi, puoi vivere una vita diversa nascosta tra mille parole e una copertina.
In un libro ti ci rifugi da tutto, anche dal male, una casa che puoi trovare ovunque.
Almeno secondo me i libri vanno letti a istinto, vanno vissuti, per non dimenticarli, per fissarli, per guardarli, rimanere al nero su bianco e stupirsi di quello, di quell’ inchiostro che forma parole e va volando verso il cielo, alla ricerca di qualcuno che le prenda e voli con loro.
E io forse non ci credo ai libri letti su internet, da un cellulare, da un computer, da un tablet, per me i libri sono perfetti così, li leggiamo per sfogliarli, girare le pagine, accarezzare la copertina, sottolineare quello che ci ha dato qualcosa, sono stati fatti per rimanere sopra un divano con una candela e con un libro, per addormentarci con loro, per scoprirne la profondità che dietro uno schermo appare piatta, priva di quello che veramente è, toglie l’emozione dell’avventura del lettore, quella di sciogliersi in un libro, la possibilità di scavalcare i muri dell’indifferenza, senza armi ma con le parole.
I libri vanno toccati, riletti, assaporati per la loro forma perfetta, da sistemare in uno scaffale e andarli a riprendere quando serve, perché un libro può segnarci, uno schermo è fatto per l’oblio, non darà mai la stessa emozione.

E parlo da dodicenne, i miei genitori non mi hanno mai forzato a leggere, neanche i miei familiari, perché gli adulti si fermano alla realtà e non riescono ad immaginare, si fermano al telegiornale, alla politica, al lavoro e al mondo che gira nel verso sbagliato, si annoiano a leggere, perché per loro il dovere è semplicemente il quotidiano, ma anche riscoprirsi è un dovere, anche ascoltare è un dovere, e leggere non è un dovere, forse un piacere, che può andare anche oltre alo benessere fisico, alle riviste che dicono ‘leggere sei minuti al giorno migliora la salute’. No, non migliora solo la salute, ma sviluppa il pensiero, sviluppa le emozioni nascoste, i libri non sono medicine, sono soluzione, un miscuglio tra realtà e fantasia che può dare qualcosa di magnifico. Parlo da ragazzina delle medie circondata da videogiochi e coetanei che vivono dello schermo e a me capita di non capirlo il loro mondo, mi capita di non capire perché dovrebbe essere meglio fotografare un tramonto e condividerlo ovunque, quando il tramonto puoi vivertelo, puoi vivere i colori e magari scriverli, leggerli, trasportarli con te senza il bisogno di farlo vedere a tutti. E mi è capitato di non sentirmi alla pari, perché preferisco dei libri a una console, perché diminuiscono le persone che leggono, non c’è più stupore, ma io ho trovato il giusto mezzo fra i due, divertendomi con la mia vita da adolescente e continuando a trasportare le parole dentro di me, continuando a leggere e a scrivere, cose abitudinarie, ma che hanno vita loro, che mi danno ancora tante emozioni e non smetteranno di farlo, perché credo ancora nel sogno di un mondo che sa stupirsi, che ha la capacità di andare oltre e riscoprire, attraverso un libro, una frase, quello che ci circonda, la vita che è un raggio di sole, l’Universo pieno di parole di anime che credono che si può andare oltre le barriere.
Ferrante Viviane

ELEMENTI DI PRONTO SOCCORSO

 in generale    

La prima cosa da fare è chiamare un medico e dare l’allarme alle strutture di emergenza, richiedendo l’intervento di un’ambulanza e telefonando al numero 118, 112, 113.

Non muovere o spostare o sollevare l’infortunato né dargli da bere o da mangiare;
Eliminare ciò che può rendere difficoltosa la respirazione come cinture, indumenti stretti, cravatte, ecc. e liberare la bocca e la gola da eventuali ostruzioni;
Verificare se l’infortunato respira e se si avverte il battito cardiaco. Se non respira bisogna praticare la respirazione artificiale; se il cuore non batte bisogna iniziare il massaggio cardiaco.

APPLICAZIONE E NORMATIVE

Da sempre la Scuola è un luogo di lavoro atipico, dove la presenza dei minori amplifica le problematiche legate al soccorso (che negli altri luoghi di lavoro sono spesso collegate al concetto di emergenza), integrandole con un gran numero di interventi legati all’urgenza, al piccolo disturbo, al piccolo e medio infortunio. La formazione degli Addetti al Primo Soccorso presenti nelle Scuole deve essere svolta da personale medico e deve rispettare contenuti e tempi minimi previsti per le aziende di gruppo B (in pratica 12 ore di formazione, di cui 8 ore di teoria e 4 di interventi pratici). I corsi eventualmente già svolti, ma anche quelli seguiti con le nuove indicazioni, andranno ripetuti con cadenza triennale, almeno per quanto attiene alle attività pratiche. La formazione  riguarda più aspetti:
SAPERE : acquisizione delle conoscenze teoriche  indispensabili  
SAPER FARE : acquisizione di abilità manuali e di schemi operativi  
SAPER ESSERE: acquisizione di un approccio comportamentale adeguato a gestire le principali procedure di Primo Soccorso 

Obiettivi pratici dell’intervento formativo 

  •  Riconoscere le situazioni di emergenza e di urgenza; 
  • Valutare la gravità del caso;  
  • Allertare il sistema di Emergenza Sanitaria territoriale 118;  
  • Fornire un adeguato Primo Soccorso.
Il datore di lavoro, tenendo conto della natura delle attività e delle dimensioni dell’azienda o della unità produttiva, sentito il medico competente ove nominato, prende i provvedimenti necessari in materia di primo soccorso e di assistenza medica di emergenza, tenendo conto delle altre eventuali persone presenti sui luoghi di lavoro e stabilendo i necessari rapporti con i servizi esterni, anche per il trasporto dei lavoratori infortunati. 
NELLE SCUOLE: GLI STUDENTI DURANTE LE ATTIVITA’ DI LABORATORIO SONO CONSIDERATI LAVORATORI A TUTTI GLI EFFETTI 
Le caratteristiche minime delle attrezzature di primo soccorso, i requisiti del personale addetto e la sua formazione, individuati in relazione alla natura dell’attività, al numero dei lavoratori occupati ed ai fattori di rischio sono individuati dal Decreto Ministeriale 15 luglio 2003, comma 2 Primo soccorso – riferimenti normativi aprile 2008 n. 81 coordinato 2009, Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro- Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale, in attuazione dell’articolo 15, comma 3, del decreto legislativo 19 settembre, e successive modificazioni. 
 Per “primo soccorso” si intende l’insieme delle azioni che permettono di aiutare una o più persone in difficoltà, nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi qualificati. Nessuna azione deve essere svolta senza aver valutato la scena dell’evento. 

Appena possibile, dopo aver compiuto un esame primario inerente i parametri vitali, è necessario effettuare una chiamata di emergenza per attivare la catena del soccorso, adeguatamente predisposta dal datore di lavoro e finalizzata ad assicurare l’arrivo di personale specializzato e l’eventuale trasporto presso il più vicino centro medico con possibilità anche di ricovero. Il Pronto Soccorso è un insieme di attività complesse che hanno come obiettivo la “diagnosi e terapia” che spettano unicamente al personale sanitario. Il Primo Soccorso, invece, è rappresentato da manovre orientate a mantenere in vita l’infortunato e a prevenire le complicazioni senza l’uso di farmaci o strumentazioni. Il Primo Soccorso è praticabile da qualsiasi persona…
 Salvatore Bellanti

Aguzziamo la vista

La camera di Van Gogh è piccola. In un dipinto fatto da lui possiamo vedere due sedie, un comodino, la finestra, dei quadri e un letto. Partiamo da quest’ultimo; il cuscino e le lenzuola sono verdi e sopra c’è una coperta rossa che presenta delle macchie nere e fa pensare a un particolare tessuto, come velluto. Il letto è fatto di legno e presenta molti dettagli come ad esempio nella parte davanti, dove sono raffigurate figure geometriche. Dietro il letto è presente un attaccapanni i colori dei vestiti sono scuri, come blu o nero. Le due sedie sono situate in posizione diversa; sono fatte di legno e hanno un cuscino (forse fatto di paglia) di colore verde. Un altro mobile presente è il comodino. Sopra è presente un bicchiere e due brocche. Poi c’è anche una finestra di colore verde, e da essa entra una scia di luce (evidentemente di un lampione) che illumina il letto. In oltre accanto la finestra c’è un piccolo specchio. Sono anche presenti altri mobili di colore azzurro scuro, e sulle pareti di color azzurro chiaro, ci sono cinque quadri.


Questo dipinto è stato fatto di notte e si pensa che il pittore non era molto ricco infatti la camera è molto semplice. Van Gogh ha dipinto la stessa stanza però di giorno infatti i colori sono molto più accesi ma non sono raffigurati molti dettagli. 


Scialla Claudia



Oggi 24 marzo 2017 posso esprimere un desiderio! Cosa fareste se vi dicessi che per un giorno potreste essere tutto ciò che volete. Io oggi ho l’opportunità di essere chiunque, di vivere nella sua epoca, di realizzare le sue imprese, di essere in tutto e per tutto, al cento per cento questa persona e ho scelto di essere Emmeline Pankhurst.  Questa donna è stata una combattente, è stata una lottatrice, è stata colei che ha dato speranza a milioni di donne sottomesse al proprio marito, ha insegnato alle donne del suo tempo che non erano degli oggetti e continua a farlo tutt’ora con le sue testimonianze, ha insegnato alle donne a ribellarsi, a lottare per i propri diritti, ci ha insegnato a non farci spaventare dalla società, a non fermarci davanti alle critiche e ai giudizi, ci ha dimostrato che i sogni si possono realizzare, ha insegnato a noi donne che siamo speciali, che abbiamo il diritto, come gli uomini, di avere successo, di essere libere, di vivere la vita, la nostra vita, senza che qualcuno scelga per noi, ci ha insegnato che il mondo sarà sempre contro noi donne, forse perché ha paura, forse perché siamo migliori, forse perché ci vuole nascondere, chi lo sa, ma il punto è che a noi donne nulla verrà mai regalato, che per noi donne non sarà mai semplice riuscire a vivere in libertà, che noi donne dovremo sempre lottare, sempre sudare, dovremo sempre stringere i denti e resistere per ottenere ciò che vogliamo. L’ho scelta perché in  qualità di “donna”  mi vengono negati molti diritti, e mi verranno ancora negati se non si cambia qualcosa. Ogni giorno ad una donna viene negato qualcosa, anche una cosa insignificante, ma accade lo stesso, e questo perché siamo considerate il sesso inferiore, siamo considerate il sesso fragile, debole, quando in realtà pochi sanno che le donne cercano di essere forti in ogni singolo momento della loro vita, nascondiamo il dolore, la sofferenza, la tristezza per tutto ciò che ci viene tolto, per tutto ciò che viene dato di diritto agli uomini, mentre a noi spetta molto poco. Sembra quasi anormale che una donna possa avere gli stessi diritti di un uomo, quasi strano che una donna possa essere migliore di un uomo, che possa essere più brava o più capace, NO. La donna deve essere servizievole, una brava moglie, una brava madre, ma non può avere il lavoro da sempre spettato ad un uomo, la donna sarà sempre inferiore nella mente della società, sarà sempre considerata incapace o poco professionale, perché noi donne in ciò che facciamo ci mettiamo il cuore e questo ci fa sembrare troppo sentimentali, troppo coinvolte, ma è solo un modo per farci sembrare sbagliate, per dimostrare al mondo che l’uomo è migliore, che l’uomo è il sesso forte. Emmeline Pankhurst ha lottato per questo. Ha lottato per avere gli stessi diritti dell’uomo, ha cambiato il mondo, anzi ha rivoltato il mondo, ha stravolto chiunque con i suoi discorsi accesi, con le sue proteste, con le sue parole per avere ciò che le spettava e spetta a tutte le donne. Lei era una femminista, anzi la femminista. Ha dato la sua vita per difendere tutte le sue idee, per denunciare la condizione delle donne, per denunciare tutti gli uomini che ci hanno fatto del male e che ancora oggi lo fanno. Ha denunciato tutti coloro che ci hanno considerato una cosa materiale, una cosa semplice da conquistare. Forse non tutti sanno cosa sia il femminismo, il femminismo è lottare per i diritti delle donne, ma pian piano sta diventando sempre più sinonimo di odiare gli uomini, ma la definizione di femminismo è credere che uomini e donne debbano avere uguali diritti e opportunità. È la teoria della parità dei sessi in politica, società e nella economia. Le donne vengono accusate e non identificate come femministe. Abbiamo perso quasi tutto. Siamo ancora considerate deboli e se qualcosa non cambia, o non si prova a cambiare ci vorranno più di 75 anni prima che una donna possa aspettarsi di essere pagata quanto un uomo, per lo stesso lavoro. Nei prossimi 16 anni, ci saranno 15 milioni di spose bambine, maltrattate da un uomo più maturo, costrette a stare con un uomo che non amano, strappate all’infanzia, alla giovinezza, costrette a diventare subito “donne”, pronte al lavoro da mogli e madri, e la domanda che mi tormenta è perché?
Perché una bambina, in molti Paesi, non ha il diritto all’istruzione, mentre un bambino si, perché le donne siriane non possono mostrarsi agli altri se non al loro uomo, e un uomo può fare ogni cosa, può mostrarsi a chiunque, può vestirsi come vuole.
Perché?
Forse dovremmo, tutti, smettere di definire tutti e tutto, ma soprattutto noi stessi per ciò che non siamo, ma iniziare a definirci per chi siamo davvero, per dimostrare che uomini e donne hanno pari qualità e meritano di avere pari diritti. E se davvero tutti riuscissimo a fare ciò, ognuno di noi sarebbe sereno, ma soprattutto libero.
Questo è ciò che mi ha insegnato questa donna, questa femminista. Vorrei sempre riuscire ad essere come Emmeline Pankhurst, riuscire a rialzarmi dopo ogni caduta, riuscire a non spaventarmi davanti a chi ha potere, vorrei riuscire a combattere con tutte le mie forze in ciò che credo senza farmi intimorire, vorrei riuscire ad essere libera di esprimere ciò che provo e sento, ma soprattutto vorrei essere sicura e consapevole di chi sono e di cosa voglio fare per cambiare il mondo, per far capire a chiunque che la donna non è il sesso debole, far capire che non c’è differenza tra uomo e donna. Durante questa giornata sono stata il capitano delle donne, sono stata Emmeline Pankhurst.
Tedesco Lavinia

UNA GIORNATA DAL PUNTO DI VISTA DEL MIO CUORE


Nella mia vita ho sempre desiderato di essere qualcosa, oltre la semplice ragazza che sono. Sembra un desiderio assurdo, ma a volte sogno di affrontare i problemi da un punto di vista più profondo e capire se le mie azioni siano influenzate dalla mente o dalle scelte provenienti dal cuore. Partendo da questo presupposto,  vorrei essere per un giorno il mio cuore per capire se le emozioni partano da lì oppure siano influenzate dai pensieri e dalle persone che mi circondano, se esse sono giuste o sbagliate, se il cuore ne risenta. Vorrei farlo parlare per dire ad alta voce ciò che provo e che ho sempre timore di esprimere, come l' affetto per persone importanti che hanno lasciato dei segni nella mia vita. Io non mi spiego e non mi spiegherò mai perché gli scienziati descrivano il cuore e le sue parti, non sapendo descrivere cosa veramente prova e cosa sente al di là degli studi cardiologici.
Mobiglia Flavia
Tavano Fatima


venerdì 24 marzo 2017

Alla scoperta del mio paese: una lezione per le strade della mia città


Proprio oggi 24/03/2017 noi alunni della 1^D siamo andati in giro per le strade della nostra città, Casagiove, accompagnati dalla professoressa di arte Maria Teresa Di Marco. Abbiamo guardato la città nei minimi particolari, come non avevamo mai fatto e abbiamo saputo cose nuove che prima non sapevamo. 
Scattando delle foto abbiamo osservato con attenzione com' erano le case nel passato e come sono cambiate negli anni. Le case nell’800 non erano fatte di cemento armato ma di tufo. Esse avevano uno stile floreale, infatti la prima casa che abbiamo visto aveva sopra ogni finestra una mattonella formata da tante mattonelle più piccole dove sopra disegnati  c’erano dei fiori viola in un vaso. I balconi erano balconi molto tradizionali con la differenza che essi erano di forme differenti. Camminando più avanti abbiamo scoperto che le mattonelle della stradina “Via Santa Croce” sono fatte di pietra del Vesuvio, ma ora le strade non vengono più fatte in questo modo perché è da tanto tempo che il Vesuvio non è attivo. Andando ancora più avanti abbiamo percorso  un piccolo tratto della “Caserma De Martino”, monumento molto noto a Casagiove. Lì i militari andavano quando erano feriti, con le loro famiglie, esso li ospitava in stanze molto grandi, spesso le condividevano con altri militari. Infine abbiamo visitato “Piazza degli Eroi” dove abbiamo visto il “Monumento dei Caduti”. Questa piazza è dedicata ai soldati morti in guerra che si sono sacrificati per noi. Infatti ogni anno, il 4 Novembre, la cittadinanza si reca in piazza per cantare canzoni, recitare poesie e commemorare i caduti per la patria. Nella piazza le scuole sono accompagnate dalla banda del paese e sono presenti le persone più importanti, ad esempio il sindaco. Dopo tutta questa camminata siamo tornati a scuola felici per l’ora che avevamo passato, ma poi siamo ritornati alle lezioni più tradizionali, felici di aver trascorso una giornata così interessante.
Rebecca Giaquinto
 Raffaella Marino
Socrate e “il sapere di non sapere”
Egocentrismo e presunzione trattati da Socrate.
                        

Socrate, nato ad Atene tra il 470 ed il 469 a.C., era ed è uno dei più grandi filosofi greci della storia.
A seguito di alcune vicende filosofiche, Socrate venne condannato a morte e fu considerato il primo martire della libertà di pensiero.
L’espressione più celebre di questo filosofo è:
“Se sai di non sapere, sai già molto”
La filosofia di Socrate è basata sul sapere e sull’importanza dell’intelligenza.
Ma quali sono i nostri limiti, quanto possiamo sapere?
Ed è qui che arriviamo a trattare l’egocentrismo e la presunzione delle persone.
Essere presuntuosi significa avere atteggiamenti orgogliosi e indisponenti, mentre l’egocentrismo è la tendenza a portare tutte le attenzioni su sé stessi. Inoltre, Socrate affermò:
“Sii più saggio degli altri, se riesci; ma non andarglielo mai a dire.”
Quindi, in conclusione, Socrate vuol far capire che non c’è bisogno di vantarsi del proprio sapere, perché la conoscenza deve rimanere dentro di noi.
 Bottone Lara
Adriana Rossetti
Federica Sorbo




        IL BASKET: più di uno sport... uno stile di vita

Il basket, oltre ad essere considerato uno sport, può essere considerato uno stile di vita, perché insegna la fratellanza, il rispetto delle regole e il volersi bene. Alcune regole di questo bellissimo sport sono:

1)  I giocatori devono essere sempre cinque in ogni squadra.
2) Il fallo viene sempre sanzionato in qualunque caso si è in vantaggio, che ha svantaggio sulla squadra in possesso di palla.
3)I tiri liberi valgono un punto, il tiro dentro la linea vale due punti, mentre al di fuori vale altre punti.   
Questo sport ti aiuta intanto  a migliorare il tuo rapporto con i tuoi compagni di squadra, ti responsabilizza in qualche modo, perché quando c'è una palla importante non tutti la vogliono avere nelle mani, riesce a renderti consapevole delle cose, in modo particolare ti rende sempre più umile perché comunque non sarai MAI il più forte di tutti, ma dipende dalle giornate di forma o dalle giornatacce il tuo rendimento... 


Ultime due cose: ti insegna che spesso e volentieri sono i particolari a fare la differenza, sia nel basket che nella vita. 
Poi che comunque non sempre i giocatori più appariscenti sono i più importanti (appariscenti spesso sono quelli che fanno più punti),ma che ci sono sempre giocatori che statisticamente sono quasi nulli eppure all'interno della squadra sono quelli che contano di più.  Sincronia, forza, ritmo e attivazione. Questi sono i cinque elementi per raggiungere la massima  prestazione in uno sport duro che di emozioni né regala tante. 


Vittorio Di Blasio
Marco Rossi




La giornata scolastica dal punto di vista di un professore

Arrivato a scuola alle 7:50, sono andato in sala professori. Suona la campanella e gli alunni iniziano a riempire i corridoi. Mi dirigo verso l’aula 1^H con un sorriso a 32 denti. Sono così entusiasta di esporre quella lezione di Mito e Epica che ho preparato così bene. Entro in classe e, esclusi 2 o 3 ragazzi, nessuna traccia di vita. Dopo qualche minuto entrano una buon parte di alunni come una mandria di bufali. Ristabilito l’ordine e dopo aver fatto l’appello, tiro fuori dalla borsa il computer dove avevo preparato un power point con la spiegazione dell'Eneide. I ragazzi intanto si erano divisi in due categorie: quelli che ancora non si erano svegliati (con il giubbino a sostituire il cuscino) e quelli veramente euforici che parlano e parlano e parlano. Inizio ad esporre la lezione e circa un venti minuti dopo i ragazzi mezzi addormentati si aggiungono a quelli veramente euforici. Così, dopo varie richieste di attenzione e di silenzio, perdo la pazienza e inizio ad interrogare parecchi di loro su quello che avevo appena spiegato. Ovviamente nessuno mi rispondeva. Suona la campanella e mi dirigo in aula professori. Vado a controllare sulla tabella dell'orario in che classe  andare alla terza ora. “Di bene in meglio!” penso...Mi tocca la 2^G!”. Arrivo in classe e trovo gli alunni che fanno un chiasso tremendo. Chi scrive alla lavagna, chi tenta di fare canestro nel cestino con le palline di carta argentata, chi canta, chi grida “NOI, SEMINEREMO IL FRUMENTOOO”, chi fa lo stupido balletto di Enrico Papi. Dopo aver ristabilito la “calma” (circa un quarto d’ora dopo), dico ai ragazzi di prendere i libri ma, mai successo, la maggior parte lo aveva dimenticato a casa. Ma almeno, ce ne era uno per banco. Pochi seguivano, la maggior parte erano occupati a parlare e a giocare con quello che trovavano sul banco. Dopo aver richiamato l’attenzione più e più volte, vedo che una ragazza nasconde qualcosa sotto il banco.  Immagino sia armeggiando con un telefonino ma non ne sono sicuro. Per cui dico "Chi ha qualcosa da spegnere, spenga ora". Ma quando noto che continua a tenere le mani sotto il banco mi avvicino, noto il cellulare e glielo sequestro. In quel momento suona la campanella. È l’ultima ora! Mi dirigo verso la 2^H e stranamente era tutto molto silenzioso, tranne qualche risatina. Chiedo "Come mai siete così silenziosi?". Nessuna risposta. Alla fine scopro che un ragazzo si era nascosto sotto la cattedra. Lo rimando a sedere con una nota e torno a casa con un gran mal di testa.

Giulia Del Greco

Flavia Mobiglia

Let's go out for a walk!


Come possiamo osservare, le persone iniziano a camminare già all’ età di un anno o al di sotto,quindi è un’azione che si svolge quotidianamente che ci permette di svolgere tutte le azioni necessarie per vivere: muoversi nello spazio, spostarci, soddisfare i nostri bisogni essenziali. Camminare, quindi, è un'attività importantissima per la nostra vita e oggi molti studi hanno dimostrato che fa bene anche alla salute,perché rinforza i muscoli e migliora il tono muscolare di braccia, gambe e addome,  rinforza anche il tessuto osseo riducendo il rischio di osteoporosi, cioè l’indebolimento delle ossa durante l’ età matura. Inoltre quest'attività ha per noi altri benefici come: migliora la salute e l'efficienza del cuore, diminuisce del 30% il rischio di cancro al colon ( soprattutto per le donne) e migliora l'equilibrio( previene cadute). Il camminare brucia più grassi del correre , quindi camminando, ad esempio facendo anche una passeggiata di 30 minuti per 5 giorni alla settimana possiamo perdere tutti i grassi in eccesso. Il camminare  limita le malattie ad esempio di prendere raffreddori o influenze perchè aumenta le difese immunitarie e ci aiuta a combattere lo stress attraverso la produzione di endofine, sostanze che danno benessere e contribuiscono ad alleviare lo stress, rabbia o tensione e regolarizzare la pressione arteriosa . Noi che scriviamo questo testo non camminiamo molto spesso ma da quello che abbiamo scritto abbiamo capito che camminare fa bene alla salute, anche se molte persone delle giovani generazioni usando l’hoverboard , non capiscono il benessere del camminare.
Melone Gaia 
Sala Alba



Conosci te stesso


“ Io so di non sapere” una frase che avremmo sentito molte volte, una frase di vecchia data pronunciata dal filosofo greco Socrate, che però si ripercuote ancora nella nostra vita quotidiana e nella nostra società attuale per il suo  valore.
Una frase composta da 15 lettere, 15 lettere di grande significato, di significato profondo, che ci aiutano  a capire la società di oggi e la mentalità di tutti noi.
La nostra società, ahimè, è una società baciata dall’ignoranza. Quest’ultima che viene travestita in sapienza da molte persone, che pensano di disporre di un enorme bagaglio culturale quando dentro di loro regna solo l’ignoranza.
In fondo noi sappiamo di non sapere, ma questa nostra ignoranza molte volte vive nella parte più nascosta della nostra anima proprio per mantenere pulita  la nostra figura. Tuttavia, se ammettiamo già a noi stessi, il nostro non sapere già sapremmo molto, perché non c’è sapere più grande che conoscere noi stessi e i nostri limiti   e conoscere la vera faccia  della  nostra personalità.
Nella nostra vita di tutti i giorni, sempre e dico sempre, portiamo una maschera con tutti. Quest’ultima molte volte ci viene posta dalla società. Attraverso essa, nascondiamo noi stessi e ammettiamo solo in quel momento a noi stessi le nostre insicurezze, in nostri disagi, le nostre paure e anche il nostro non sapere. Proprio nel momento, nel quale neghiamo agli altri di godere della nostra vera personalità, di conoscere il nostro “io” più profondo combattiamo con noi stessi e con la nostra personalità, che noi stessi le neghiamo la libertà di uscire allo scoperto.
Quando permettiamo a gli altri di conoscere di noi stessi a 360°e ammettiamo la nostra ignoranza possiamo conoscere veramente noi, e sapremmo già abbastanza se avremmo già ammesso i nostri lati più oscuri.
A volte negando a noi la nostra vera essenza, la nostra vera anima neanche noi realmente ci conosciamo e a sua volta la nostra anima vivrà sempre nell’ignoranza che a volte ammettiamo di avere e molte altre no.
Il nostro sapere, la nostra mente è la cosa più preziosa di cui potremmo disporre, e dovremmo cercare sempre di farla crescere. Perchè noi non dovremmo tanto crescere di statura, ma dovremmo crescere di mente e quindi dobbiamo ogni giorno, curare il nostro sapere per far decedere dentro di noi l’ignoranza che ci stringe a sé sempre di più.
Altrui Morgana



Obesità

L’obesità è un disturbo alimentare che si presenta soprattutto nell’età infantile e negli adolescenti. Questa malattia è un accumulo di grasso che si accumula in particolare nella zona addominale, sulla vita e sui fianchi formando delle pieghe di accumuli adiposi nella pelle. Oltre a provocare danni fisici, l’obesità porta anche a danni psicologici. Quando ci sono casi di danni psicologici causati da questo disturbo, la vita del soggetto viene stravolta completamente proprio perché porta ad una vita sedentaria e ad un isolamento. Obesità e sovrappeso sono due malattie molto gravi che possono portare anche alla morte. Queste due malattie crescono sempre di più; infatti, il numero di obesi in Italia negli ultimi anni è cresciuto molto. Tra gli stati che soffrono maggiormente di questa malattia ci sono gli U.S.A. In Italia circa il 34,2% della popolazione è sovrappeso,  mentre circa il 9,8% è obesa. Questo squilibrio è causato soprattutto da due tipi di cibi:
  1.  Cibi pieni di calorie, grassi e zuccheri.( hamburger che si mangiano nei fast food come Mc Donald’s e Burger King)
     2.Bevande gassate.(Coca-cola, Fanta...)
Secondo me questo problema è molto grave e senza queste malattie potremmo avere una vita più felice e più lunga, potremmo consumare meno farmaci e ammalarci di meno. Per curare questi disturbi alimentari ci vuole un equipe di medici( come dietologi , infermieri ecc.) e soprattutto un supporto psicologico per imparare ad amarci di più e a rispettare il nostro corpo conservandolo in salute anche attraverso una sana e corretta alimentazione
.
CARBONE COSIMO


           PIU’ LEGGI, MENO RISCHI       


Copertine  morbide, pagine ingiallite o color della luna, odore d’inchiostro e un nuovo mondo da esplorare . . .  Cosa c’è di più invitante?
Purtroppo però, nelle nostre giovani menti l’immaginazione si prosciuga sempre di più a causa dell’immenso potere della tecnologia che ci fa pensare che la lettura sia ormai passata di moda. . . Ma è davvero così?
E’ scientificamente provato che oggi più del 60% dei giovani legge  in media due libri all’anno e sotto costrizione, anche se non dovrebbe essere così poiché leggere è una risorsa importante e se fatta anche con un po’ più di impegno sarebbe anche un piacere.
Abbiamo intervistato delle persone per avere la loro opinione sul mondo della lettura, ottenendo tutte risposte positive.
1)    Cosa significa per te leggere?
Leggere è molto importante perché ti consente di entrare in un mondo diverso dalla vita quotidiana, perché ti immedesimi in molteplici personaggi e perché è un antidoto contro la noia e lo stress.

2)    Secondo te al giorno d’ oggi i giovani trascurano la lettura?
Dipende, perché conosco molti giovani che amano leggere, forse anche di più dei giovani di un tempo. Essi, però, sono piuttosto critici e settoriali, in quanto leggono generi come quello fantasy o quelli d’amore, e trascurano invece classici, come “Il gabbiano Jonathan Livingstone” , che possono essere fondamentali per il loro sviluppo psicologico.
3)    Qual è la cosa migliore da fare per un lettore indeciso?
La cosa migliore sarebbe andare in libreria e starci anche per ore, purché si trovi un libro che colpisca al primo sguardo, come un colpo di fulmine.

4)    Cosa ne pensi degli eBook?
Gli eBook sono più economici dei libri cartacei, o addirittura gratuiti e proprio per questo sono sempre di più le persone che ne fanno uso. Però  ritengo che sia una lettura più fredda e distaccata rispetto a quella dei libri cartacei. La copertina del libro infatti è come la soglia di una porta che ti da le prime indicazioni su cosa ci sarà poi all’ interno, per non parlare poi dell’ odore sublime delle pagine e il suono di quando le sfogliamo …

                                                                                  Alessia Sala    
                                                                                  Sara Iannucci    

                                                                                 Giulia Fantaccione

Testimoni della memoria


Grazie ai grandi progressi scientifici e alle scoperte tecnologiche la qualità della vita è migliorata e di conseguenza anche la sua durata, in seguito a questo sono  aumentati le persone che hanno superato la fascia di età lavorativa: gli anziani.

Ma chi è un anziano? Potrebbe soltanto essere un peso in più? Una responsabilità in più?

Ebbene no, perché un anziano può essere uno dei più grandi punti d’informazione di usi e costumi che ormai ai nostri tempi sono scomparsi, un’occasione per comprendere le idee di chi prima di noi ha vissuto, gli anziani possono insegnarci a vivere, possono darci la capacità di ammirare quello che può andare oltre quelli che vediamo e che la nostra società, ormai dipendente dai media, ci propone. Loro hanno la capacità di guardarci con gli occhi stanchi, le mani che hanno lavorato troppo e raccontarci storie e storie di qualcosa di diverso, di mai sentito, basterebbe starli ad ascoltare un po’ in più. Un anziano è una vita incompleta che può riempirsi ancora di qualcosa, di emozioni, di parole, di gesti, che loro possono dare a noi e noi a loro, sono vite che non vanno sprecate perché loro sono fragili, dai capelli bianchi, e hanno bisogno di riposo. A volte sentiamo parlare di loro quasi  come di ‘un peso’ per i figli ormai lavoratori, che non possono dedicarsi a loro, ma gli anziani  più che un peso sono un aiuto, per la crescente condizione di nonni baby-sitter, ma noi non capiamo che dovremmo solo riscoprire qualche istante con loro, qualche parola per convincerci che, più che di badanti, hanno bisogno d’amore. 
Ormai dobbiamo abituarci al fatto che si sta arrivando a una ‘popolazione di anziani’ dato che le nascite stanno diminuendo, ma un anziano può continuare ad essere un membro attivo della società, se ci crediamo, perché è vero, basta guardare il cielo, per capire che questo mondo è adatto a tutti, anche se siamo segnati da qualche ruga, l’importante è un cuore che batte ancora di storie da raccontarci, fotografie da riguardare e ricordi da conservare.
Viviane Ferrante

Il riciclo della carta

Un giorno mentre guardavo la televisione vidi mia nonna buttare la carta da forno nel cestino della carta .
Io le dissi : “Nonna ma che fai ? NON si butta la carta da forno in quel cestino ? “ E lei rispose : “Ma scusa non è sempre carta?” 
E io : "No, nonna, alcune cose vanno separate!Se vuoi ti spiego dove puoi inserire alcuni tipi di carta e dove no”
E lei risponde di sì .
"Nel bidone della carta si possono buttare dei giornali e riviste ( appena l’hai finite di leggere ) fogli e quaderni , cartone a pezzi e infine sacchetti e imballaggi cellulosi … "- cominciai io.
Poi la nonna mi interrompe e mi chiede : “ E la carta oleata ?"
 E io rispondo : “No, nonna , se  butti la carta oleata nel bidone della carta ti faranno una multa!” E poi continuo ad elencare quello che NON si può assolutamente buttare nella carta come :
·       Piatti e bicchieri di carta
·       Carta accompagnata con altri materiali
·       Fazzoletti sporchi
·       Carta da forno
·       Carta oleata
·       Fotografie e scontrini
“ Adesso nonna hai capito?” 
E lei “ Sì, ma scusa, dopo aver buttato queste cose negli appositi contenitori , cosa succede?”
“Nonna è un passaggio un po’ complicato , però se vuoi te lo spiego ! “ Ella curiosa risponde di sì .
Dopo  che si butta la carta nei contenitori giusti, vengono raccolti dagli operatori ecologici il mattino presto. Vengono prelevati e portati su una piattaforma dove vengono selezionati. Il materiale selezionato viene pressato e spedito alla cartiera, portata all’ industria del riciclo dove viene sminuzzato e messo in uno spappolatore con acqua fino ad ottenere un impasto fluido. Poi l’impasto alimenta la macchina continua da cui si ricavano le bobine di carta .
Infine le bobine arrivano alle carta tecniche dove si preparano i fogli per ottenere i nuovi imballaggi.
“Adesso nonna  sai tutto sulla carta e sono sicura che d'ora in poi saprai riciclare tutto alla perfezione , sarai una brava cittadina".
La nonna continua : "Grazie, sei stata molto gentile , io queste cose non le sapevo , anzi alcune le conoscevo , ma adesso ancora meglio” .
Alessandra Izzo


La Diffusione di Alcol tra i giovani

Da poco tra noi giovani , come dicono i dati, è uscita una nuova “Moda” cioè l’alcol.
I giovani usano spesso l'alcol come una sostanza che dà piacere e che aiuta a trascorrere una serata con gli altri eliminando le inibizioni e le resistenze psicologiche alla propria espressione fisica e verbale.
I giovani, d'altra parte, riconoscono che l'alcol ha, per gli effetti descritti, le proprietà di una droga.Fino all'età di 20 anni circa, nel corpo umano non sono ancora presenti gli enzimi destinati alla metabolilzzazione dell'alcol.Le bevande alcoliche, quinidi, per i giovani risultano molto più nocive rispetto ad un adulto, perchè l'etanolo non può essere scomposto in sostanze più tollerabili.
Di fronte ad un insuccesso scolastico, ad una lite familiare, per fare qualcosa di diverso in gruppo, per assomigliare agli adulti o per mille altri motivi, molti giovani ricorrono alle bevande alcoliche.
Essi acquisiscono così delle abitudini che possono portarli prima o poi a sviluppare una dipendenza alcolica o una dipendenza mista (alcol, fumo, psicofarmaci, droghe) ancora più pericolosa.
  Nel 2014, il 63% della popolazione di 11 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica nell'anno, in leggero calo dal 63,9% del 2013.
Tra il 2005 e il 2014 la percentuale dei consumatori giornalieri di bevande alcoliche scende dal 31% al 22,1%. Aumenta, invece, la quota di quanti consumano alcol occasionalmente (dal 38,6% al 41%) e quella di coloro che bevono alcolici fuori dai pasti (dal 25,7% al 26,9%).
Nel 2014, beve vino il 50,5% della popolazione di 11 anni e più che ha consumato alcolici nell'anno, mentre il 45,1% consuma birra e il 39,9% aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori.
Nel complesso, i comportamenti di consumo di alcol che eccedono rispetto alle raccomandazioni per non incorrere in problemi di salute (consumo abituale eccedentario e binge drinking) hanno riguardano 8 milioni e 265 mila persone (15,2% della popolazione, dal 15,9% nel 2013).
Comportamenti che eccedono rispetto alle raccomandazioni si osservano più frequentemente tra gli ultrasessantacinquenni (il 38% degli uomini e l'8,1%  delle donne), tra i giovani di 18-24 anni (rispettivamente 22% e 8,7%) e tra gli adolescenti di 11-17 anni (21,5% e 17,3%).
La popolazione più a rischio per il binge drinking è quella giovanile (18-24 anni): il 14,5% dei giovani (21% dei maschi e 7,6% delle femmine) si comporta in questo modo, per lo più durante momenti di socializzazione. 
 dati sugli incidenti stradali in Italia e in Toscana
Secondo le statistiche ISTAT, in Italia nel 2012 gli incidenti stradali con lesioni a persone sono stati 186.726, i feriti264.716 ed i decessi 3.653. I dati ANIA riportano invece un quadro ben peggiore, rilevando circa 3 milioni di incidenti e circa 900 mila feriti. Gli incidenti legati al comportamento errato del conducente sono, secondo l’ISTAT, oltre l’80% del totale: di questi il 16,6% sono dovuti alla guida distratta, il 16,2% al mancato rispetto delle regole di precedenza o del semaforo e l’11,2% alla velocità troppo elevata. Per quanto riguarda le cause di incidente stradale, l’ISTAT a partire dal 2009 ha smesso di fornire l’informazione circa il numero di incidenti legati allo stato psico-fisico alterato del conducente, e questo a causa dell’esiguo numero di casi accertati
  
L’unica possibilità per tenere noi al riparo i al riparo dai rischi degli eccessi da alcol è creare  dell’alcol dall’abuso, e la conseguente capacità di autogestire correttamente i propri comportamenti un’adeguata consapevolezza sul limite che separa l’uso 



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Salvatore Bellanti
Giuseppe Paduano