mercoledì 18 dicembre 2019

Natale tra le note

Gli alunni dell' IC "Moro-Pascoli augurano a tutti 
un sereno Natale
      
Concerto di Natale- Scuola secondaria
Parrocchia di S. Michele Arcangelo
Un Natale in armonia, come le voci che si uniscono in un coro


Un momento di riflessione su valori e scelte

Slitta di Babbo Natale- Plesso Moro











venerdì 13 dicembre 2019

Festa della solidarietà 2019


Gli alunni dell'I.C. "Moro -Pascoli" incontrano il Questore di Caserta Antonio Borrelli

Le nostre domande:


1   Sono un ragazzo di 13 anni e frequento la terza media. Come tutti i miei amici mi interrogo sul mio futuro e ho tanti sogni nel cassetto che vorrei realizzare. Io ad esempio vorrei diventare un chirurgo e mi impegno tanto per raggiungere il mio obiettivo, anche se so che non sarà facile. E lei, che oggi è un questore,  ci può dire se questo era il suo sogno da ragazzo o è subentrato successivamente? C’è stato un episodio, un avvenimento che l’ha spinta ad intraprendere questo lavoro?

     
    Ragazzi, io voglio dirvi una cosa, sognate ed impegnatevi per realizzare i vostri sogni. Sì, da ragazzo il mio sogno era proprio questo e ci sono riuscito. Nella mia famiglia non c'erano  persone che già lavoravano in quest'ambiente, nelle Forze dell'Ordine. Io ero il secondo figlio in una famiglia semplice e numerosa. Sono io il primo ad aver intrapreso questa carriera. Perciò vi dico che i sogni si avverano e che tutto è possibile. Basta crederci.

Sicuramente la sua giornata lavorativa sarà molto lunga e pesante; il suo lavoro, oltre ad essere molto impegnativo e pieno di responsabilità, la porta a dover affrontare tanti problemi di ogni tipo per combattere la criminalità e garantire la legalità. Le capiterà di pensare alla sua famiglia, ai suoi cari che l’aspettano a casa o che stanno in ansia per lei. Come affronta questi pensieri?

Sapete in che modo combatto questi pensieri? Pensando che siamo tutti un'unica grande famiglia, voi siete la mia famiglia, siamo una comunità e ciascuno ha dei doveri. Il senso del dovere dona grande entusiasmo e voglia di fare, lo sanno bene le vostre insegnanti che ci si sente ripagati di tanti sacrifici.

Dalle indagini statistiche del 2019 sulla criminalità nelle città italiane emerge la posizione di Caserta come città a rischio per molti reati: omicidi e tentati omicidi, furti ( in particolare di automobili), rapine, estorsioni e usura, associazioni per delinquere di tipo mafioso, riciclaggio di denaro. Questi dati sono collegati all’antica tendenza a non denunciare, a essere omertosi. Cosa si può fare per cambiare mentalità e trasformare la nostra provincia in un territorio più sereno e vivibile?

Vi dico solo una parola: denunciate. Se vedete qualcosa che non va, non abbiate paura, parlate; è il solo modo per risolvere i problemi.

Durante la sua carriera si è occupato di tanti problemi: dall’emergenza rifiuti alla criminalità organizzata, agli sbarchi degli immigrati. In una sua intervista lei ha detto che “ il fenomeno dell'immigrazione va affrontato col cuore” e che “ non sai di cosa parli finché non assisti ad uno sbarco”. Ci può raccontare questa sua esperienza e le emozioni che ha provato?

Vero, mi è capitato di dire che bisogna usare il cuore soprattutto per affrontare problemi così delicati come quello dell'immigrazione. L'accoglienza è un dovere e noi non dobbiamo mai dimenticare il valore dell'accoglienza.  Solo chi vede la sofferenza negli occhi di chi ha affrontato un viaggio pericoloso e ha sofferto prima di arrivare qui in Italia può capire la loro condizione. Non bisogna confondere l'accoglienza con l'illegalità. Le leggi esistono e vanno rispettate, questo è indubbio, ma ciò non mette in discussione l'importanza di accogliere l'altro. 


Stasera, in questo teatro,  sono presenti tanti giovani, ragazzi e ragazze che  diventeranno i cittadini del domani. Le chiediamo: che messaggio lascia a tutti noi alla fine di questo bellissimo incontro?

Vi voglio lasciare questo messaggio: studiate, studiate, studiate! E' importantissimo per diventare veri cittadini capaci di pensare e di agire . L'ignoranza è il male peggiore, che va combattuto, l'educazione e l'istruzione sono un'arma potentissima per migliorare il mondo.

lunedì 2 dicembre 2019

Lettera a Giacomo Mazzariol, Autore del libro "Mio fratello rincorre i dinosauri"


Carissimo Giacomo Mazzariol, 
ti ho scritto questa lettera per il semplice motivo che ti ho scoperto durante le lezioni del  mio nuovo anno scolastico. Sì, lo so, potrebbe sembrare strano ma è esattamente così, perché la prof di italiano ci disse che quest’ anno avremmo letto dei  libri. Circa 2 mesi dopo siamo andati in una sala con la Lim,  che sarebbe una lavagna interattiva, e abbiamo visto la copertina del tuo libro ‘’ Mio fratello rincorre i dinosauri”. 
Io all’ inizio non ero poi così interessato quando la prof si mise a spiegare, ma appena alzai lo sguardo vidi questa copertina per la prima volta: era tutta verde, con il tuo nome e il titolo, e un bambino che cercava di prendere una mela. Poi arrivò il momento che vidi la frase ‘’Un cromosoma in più”. Quella frase mi fece riflettere molto sul contenuto del libro. Successivamente, una settimana dopo, visto che mi eccitai tanto dalla copertina (sì, lo so che non si giudica un libro dalla copertina) però non potevo aspettare, quindi lo comprai da Amazon ‘’shop online ‘’ e mi arrivò il giorno dopo a casa. Appena tornai da scuola alle 2:20 circa, iniziai a leggerlo e rileggerlo. Leggendo c’è stata una frase che mi ha stupito che sarebbe l'episodio in cui trovasti un libro e vedesti la foto di un bambino molto simile a Giovanni, se non lui, cercando spiegazioni del perché non ti avessero spiegato perché Giovanni era molto diverso. 
Una volta averti detto tutto del perché sto leggendo ancora questo libro, secondo me é arrivato il momento di farti una domanda: perché hai scritto questo libro cioè intendo perché hai deciso di rendere pubblica questa cosa del tuo rapporto con Giovanni?
Quindi chiudendo il discorso libro, spero tantissimo che tu mi risponda, sempre se questa lettera sarà mai mandata, di questo non ne sono sicuro, ma sappi che se non la mando con la scuola la mando da solo. Tanti saluti a te e a Giovanni .

Carlos Capuano
II D


 Immagina di essere Innocenzia e descrivi una lettera ai delegati del vertice di Johannesburg.  Tieni presente  questi tre punti:


1 Ti presenti e descrivi la tua esperienza di vita e al Summit;
2  Esponi  problemi emersi;
3   Suggerisci soluzioni . Concludi con un ultimo appello



                                                                                                                                                                      
Johannesburg                                                                                  8 Novembre 2019                                                                                                                                                                                                                                                                            
Egregi signori  membri  
del Summit internazionale,                                      

Sono una ragazzina di 15 anni e mi chiamo Innocentia. Io vivo nella città di Soweto a Johannesburg. Nel quartiere dove vivo non ci sono alberi ma solo tante ceneri di polveri. Io non sono mai uscita dalla mia casa,  ma so che fuori da qui ci sono altri posti del mondo, alcuni anche migliori del mio. 

Io partecipo al Summit, un’associazione che fa riunire alcuni ragazzi come me e con i miei stessi problemi. Al Summit ho conosciuto tanti ragazzi: Melissa, che abita a Londra, una città bellissima ma piena di smog; Lungile che ha il papà camionista e con lui ha viaggiato e ha visto che la gente di campagna era gialla  perché beveva acqua sporca. Insieme al Summit riflettiamo su alcuni problemi che affrontate anche voi nelle vostre riunioni. Le più importanti sono la lotta contro l’ignoranza, la lotta contro l’inquinamento per assicurare a tutti acqua pulita e cibo, e che gli alberi diventino di più. 

Anche se sono solo una ragazzina vorrei darvi dei consigli:  non litigate fra voi per decidere dei cambiamenti e che questi siano concreti e non astratti poiché noi il cambiamento non lo vediamo. Gli adulti del nostro quartiere si sono dati da fare per ripulirlo e adesso viviamo in un ambiente migliore.

Spero che queste parole vi siano servite per riflettere.

Cordiali saluti 
Innocentia

Federica Tripaldella I D

sabato 30 novembre 2019

Giornata Internazionale della Diversabilità

3 Dicembre 2019



Alla scoperta del mio paese



"Questa esperienza  mi è servita ad ampliare il mio bagaglio culturale, ma soprattutto mi ha fatto capire che è fondamentale conoscere la nostra storia per riuscire a progettare il nostro futuro. Non ringrazierò mai abbastanza la professoressa Gravante per la voglia, l'impegno e il tempo che ha utilizzato per noi. Ringrazio profondamente anche la professoressa Iovanella per averci aiutati e per averci sorvegliati. Grazie a questo progetto ho ancora più a cuore il nostro paese e ho ancora più voglia di collaborare per migliorarlo. "                                                                                                              Giovanna Mauro
"Questo PON mi è servito per imparare nuove cose del mio paese. Ringrazio le professoresse Gravante e Iovanella per averci condotto in questo bellissimo viaggio."
Ferrari Myriam

"Questo PON mi è piaciuto tanto, ho conosciuto una delle mie migliori amiche, insomma mi sono divertita tantissimo. Grazie a questo PON mi sono affezionata ancora di più al mio paese. "                                                                                                                                                 Maria Rossi
"Questo PON mi è servito a scoprire il mio paese, a valorizzarlo. Ho scoperto la storia delle persone che hanno popolato il nostro territorio, ma soprattutto ho conosciuto nuovi compagni ed ho vissuto un'esperienza con due professoresse che ci hanno aiutato in attività creative e culturali. Sono molto felice di aver aperto questo bagaglio "Alla scoperta del mio paese" e dopo questo grande viaggio ho compreso, ho scoperto tante cose sulla mia città."                                                                                             Nancy Zebro
Siamo venute per vedere cosa hanno fatto in questo progetto che sicuramente sarà magnifico e auguriamo buona fortuna ai nostri compagni, soprattutto alle nostre migliori amiche Asia ed Erika. Vi vogliamo bene. 
Da Imma Infuso e Maila De Simone

Credo che vivere in arte sia vitale per tutti. Grazie per l'evento.
                                                                                                               F.M.G

Esperienmza bellissima e proficua. W i nostri monimenti. Complimenti per l'impegno profuso da parte dei docenti e degli alunni del PON coinvolti.
                                                                                        A.C.

La musica è belle, bella, bella!




venerdì 25 ottobre 2019

Anno scolastico 2019-2020

 "Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze"

11 Ottobre 2019

Pari opportunità- Word art realizzata da Ivanna Olecksiuk



I fiori, la vita. Tutto è collegato.
E se in questa vita si aggiunge un fiocco?
Il fiocco,
scegliamo il colore.
Il rosa per la donna,
l'azzurro per i maschi.

Questo colore ci accompagna 
fino a quando cresciamo.
Se credete che non ci sia il male,
sia solo tradizione...
Avete ragione.

Se un bambino 
gioca con le bambole,
se una bambina gioca con il pallone 
non ostacoliamo 
i sogni loro.

Oggi noi diciamo no 
diciamo no agli stereotipi 
sia maschili,
sia femminili,
diciamo sì,
diciamo sì ad avere diritti uguali.

Classe II D



Lavori realizzati dalla classe I D





sabato 8 giugno 2019

Geronimo Stilton e 

l'impronta ecologica.

Racconto realizzato dagli alunni partecipanti al progetto PON Competenze di base "Ascoltare, comprendere, comunicare"


martedì 16 aprile 2019

Mettiamoci in gioco!

Non avevo mai fatto un'attività simile, ma per me è stata un'esperienza bellissima perché attraverso dei giochi abbiamo simulato le giuste cose da fare per stare bene insieme: ascoltarsi a vicenda e rispettare il proprio turno e i tempi altrui. A me è piaciuta soprattutto l'attività fatta con il gomitolo di lana perché in quel momento mi sentivo bene e percepivo come una sensazione di "protezione" vedendo tutti che si rispettavano e si ascoltavano a vicenda. E' in questi momenti che penso che riusciremo a cambiare il mondo in meglio.
Nella prima attività facevamo dei gesti a canone che partivano dalla nostra professoressa e ognuno doveva rispettare il proprio turno ( era questo l'insegnamento); nella seconda attività ci passavamo un gomitolo a vicenda raccontando qualcosa di noi stessi e dopo ognuno doveva dire quello che aveva ascoltato sulla persona che gli aveva passato il gomitolo. Queste attività sono state belle e interessanti e a me piace molto trattare questi argomenti.
Mauro Giovanna
I G

Io non avevo mai fatto un'attività simile e all'inizio non avevo capito quello che stavamo facendo ma poi ho capito che era importante perché poi ci aiuterà in futuro a relazionarci con le persone, a rispettare le leggi e ad essere un buon cittadino del mondo. La lezione, quindi, è una delle più belle e forti di significato che abbiamo fatto in classe. La nostra professoressa l'aveva fatta e imparata ad un corso con dei dottori. La lezione mi ha fatto capire che noi dobbiamo ascoltare le persone, quindi loro ascolteranno te. Tra noi c'erano persone attente e persone che non avevano capito il messaggio che la prof attraverso l'attività ci voleva comunicare e qualcuno ha fatto anche lo stupido, rischiando di rovinare il messaggio bellissimo che serviva soprattutto a lui.
Abbondante Felice
 IG

giovedì 11 aprile 2019


San Giorgio e il drago


L’opera  “San Giorgio e il drago” è stata dipinta da Paolo Uccello, un pittore fiorentino nato nel 1397. Essa rappresenta una scena in cui vengono rappresentati 3 personaggi: dalla parte destra compare l’immagine di un cavaliere su un cavallo bianco, al centro c’è un drago e a sinistra possiamo vedere una donna, principessa, legata ad esso.
Il cavaliere rappresentato è San Giorgio, che secondo la tradizione dovrebbe combattere il male. E’ a cavalcioni del suo destriero, ed indossa un elmo, l’armatura  e nella mano destra impugna una lunga lancia, con la quale colpisce il drago nell’occhio, ferendolo. Il cavallo è in movimento, lo possiamo notare dalle zampe anteriori sollevate, mentre le zampe posteriori sono appoggiate per mantenere l’equilibrio e la coda è ondeggiante. Al gruppo del cavaliere si contrappone il drago, una figura mostruosa, dotata di due zampe caratterizzata da grandi artigli. Ha due grandissime ali e una coda attorcigliata. Ha una testa abbassata, mentre si mantiene sulle zampe. Ha una grande bocca con denti grandi e affilati. Possiamo vedere del sangue che scorre dal viso, perché è stato ferito dal cavaliere. Inoltre, dalla parte sinistra, possiamo notare una corda, che parte dal collo del drago. Alla corda è legata la principessa, che sta lì senza fare niente. Ha un vestito lungo, con le maniche e la sottogonna verdi, mentre tutto il resto è rosso-salmone. Ha i capelli biondi, legati dietro la testa e indossa le scarpe rosse.
L’ambiente in cui si svolge la scena è irreale, lo possiamo capire dell’erba, raffigurata in modo geometrico. Le cose reali sono la grotta del drago, che si trova proprio dietro di lui e la principessa. Più a destra, al centro, possiamo vedere il cielo con poche nubi e le montagne in lontananza. A destra c’è una nuvola di polvere, alzata dal cavallo in corsa. Non sono presenti elementi concreti, a parte la grotta, il tempo è indefinito, quindi la scena può svolgersi nel passato, nel presente o anche nel futuro. Il tema è trattato in molte opere, e in quelle più antiche il drago è rappresentato con una forma antropomorfa, cioè con forma umana.
Questo dipinto mi fa pensare ad un problema attuale, cioè, la mafia. Il drago è la mafia, il cavaliere rappresenta tutte le persone, e tutte le organizzazioni che la combattono, e ci stanno riuscendo, infatti il cavaliere (le organizzazioni), ha colpito il drago (la mafia). La donna rappresenta tutte le vittime della mafia. Però la mafia estende i suoi tentacoli sempre di più, ed è sempre più difficile da combattere. 
Olekisiuk Nadia

mercoledì 20 marzo 2019

Conosciamoci meglio: i nostri calligrammi


Lavori della classe I D

lunedì 18 marzo 2019

Gli alunni della scuola ricordano Don Peppe Diana a 25 anni dalla sua scomparsa

Il nostro "Giardino della Memoria"
" La camorra riempì un vuoto nel pieno dello Stato"
Queste sono state le parole pronunciate da Giuseppe Diana, da molti chiamato anche col nome di Peppe, Peppino Diana. Egli nacque a Casal di Principe il 4 Luglio del 1958 e morì nello stesso paese il 19 Marzo 1994. Aveva 36 anni. Cosa ha lasciato il suo ricordo nella società campana, e non solo? Il suo profondo impegno religioso e civile contro la camorra, anche se sono passati ormai 25 anni dalla sua scomparsa.
La camorra, organizzazione criminale tipica della zona campana, nasconde dietro questo nome tante vittime innocenti. Il suo significato originario sembra derivar dalla "Morra", un gioco molto usato a Napoli nel '600,  o dal termine "Gamurra", con cui si indicava una giacca usata da banditi spagnoli nel meridione italiano. Ecco, Don Diana ha combattuto conto questo mostro a costo della sua stessa vita.
Alle 7.30 il suo assassino si presentò in chiesa , dove egli si stava preparando per la celebrazione della messa. Gli fu chiesto:" E' lei Don Peppe Diana?" Egli senza timore rispose di sì e fu ucciso con colpi alla testa, alla mano e al collo. Sono state le sue ultime parole, forse le più coraggiose...
Prima della sua scomparsa, nel 1991 decide, insieme ad altri sacerdoti, di ribellarsi perché era stufo di quell'omertà e del silenzio di fronte alle tante vittime di cui doveva celebrare i funerali giorno dopo giorno, soprattutto giovani affiliati ai clan o entrati nel tunnel della droga, dal quale, come sappiamo, è difficile uscire. Scrisse, così, con i parroci di Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa, Villa Literno, Casapesenna e Villa di Briano un documento intitolato "Per amore del mio popolo non tacerò". Era considerato da tutta la comunità un uomo coraggioso e a cui fare riferimento. Alla notizia della sua morte per manifestare la loro gratitudine e gridare il loro dissenso gli abitanti di Casal di principe scesero in piazza, mentre dai balconi sventolavano lenzuola bianche. Tra questi, molti ragazzi appartenevano agli scout; infatti Don Peppino ne faceva parte.
Anche dopo tanto tempo la gente non dimentica, e non dovrebbe farlo, perché il suo coraggio è servito a molta gente che ha preso spunto da lui per denunciare.
Concludo con una sua bellissima frase "Non c'è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di avere paura, il coraggio di fare le scelte, di denunciare"
Scialla Claudia III D
Giuseppe Diana nacque il 4 luglio 1958 a Casal di Principe. Egli era il parroco di questa città e combatté contro la camorra. Era un uomo molto coraggioso, che si batteva contro chi usufruiva della vita altrui allo scopo di arricchirsi. Egli si stancò di vedere tanti giovani morire per colpa della criminalità, per esempio negli scontri tra fazioni rivali o a causa delle droghe. 
Nella maggior parte dei casi questi ragazzi si arruolavano nella camorra solo perché vivevano in povertà o in difficoltà. Così decise di ribellarsi scrivendo "Per amore del mio popolo non tacerò" insieme ad altri sacerdoti. In questo documento i sacerdoti parlavano della camorra ritenendola responsabile della morte di tanti figli di famiglie. Definirono la camorra una forma di terrorismo che impone le proprie leggi con la violenza e, tramite traffici di sostanze stupefacenti, estorsioni e scontri, semina terrore. Egli venne ucciso il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, mentre preparava la messa. Erano le 7:30 quando si presentò il suo killer, che gli chiese se lui era Don Peppe, egli rispose di sì e venne ucciso con cinque colpi mirati al volto. Quando si diffuse questa notizia ci fu un grande sgomento, perché la comunità aveva a cuore Don Peppe. Dai balconi sventolarono lenzuola bianche.
Ritengo che Don Peppe Diana sia stato un grande uomo, con tanto coraggio, determinazione e che aveva a cuore il suo popolo, la sua amata terra tormentata dalla criminalità. Non si è mai arreso, anche quando aveva intuito che la sua fine era vicina. Uomini come lui non devono essere mai dimenticati e devono rimanere come esempio per molti di noi.

                                                                          Iannotta Paolo 3^D

giovedì 14 marzo 2019

Guerra alle microplastiche



There’s no planet B: non c’è un altro pianeta come la Terra dove esistono delle forme di vita. La Terra finora è l’unico pianeta dove esistono gli esseri viventi. Infatti essa possiede delle caratteristiche che la rendono abitabile come l’ossigeno, l’acqua e poi si trova a una distanza precisa dal Sole. Ma spesso ci dimentichiamo di quanto sia importante proteggere l’ambiente e lo inquiniamo, distruggendolo. I problemi più importanti sono l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo.                                       
Oggi  vogliamo parlare dell’inquinamento dei mari causato dalle “microplastiche”. Sono delle particelle di plastica grandi meno di cinque millimetri. La plastica è un materiale utilissimo, però non dobbiamo dimenticare che questo materiale deriva dal petrolio ed è molto inquinante. Se la gettiamo nell’ambiente non si deteriora in breve tempo come la mela oppure la buccia dell’arancia. Per esempio per  il torsolo di una mela ci vogliono circa tre mesi per degradarsi naturalmente, per un sacchetto di plastica o un piatto ci vogliono circa mille anni. Molti di questi rifiuti finiscono in mare; gli studiosi hanno dimostrato che, se non cambiamo le nostre abitudini, entro il 2050 in mare ci sarà più plastica che pesce e il mare sarà sempre più inquinato. Il problema è così serio che l’ONU è intervenuto per diminuire il consumo della plastica.
Negli oceani ci sono più di 150 milioni di tonnellate di rifiuti; infatti si è formata un’isola di plastica. Ogni anno nelle acque salate finiscono sei milioni di tonnellate di plastica, più di 700 specie marine  sono in estinzione; infatti gli uccelli marini contengono frammenti di plastica nello stomaco.
Le microplastiche non solo danneggiano l’ambiente, ma provocano dei danni anche agli esseri umani. Le specie animali che sono state avvelenate dalla plastica sono 557 e molte di queste finiscono sulle nostre tavole.
Per evitare questo dobbiamo:
·Usare meno plastica
·Non buttare i rifiuti nell’ambiente
·Non usare le buste di plastica ma preferire quelle di stoffa
·Non comprare né usare i piatti e bicchieri di plastica.

Io penso che dobbiamo usare materiale non inquinabile per l’ambiente o prodotti  riciclabili e anche se li usiamo non li dobbiamo abbandonare nella natura.
Alcuni scienziati hanno scoperto che utilizzando il latte si può ottenere un particolare tipo di plastica che non fa danni all’ambiente. Da questa plastica si possono ricavare molti oggetti come ad esempio i giocattoli. Immaginate di comprare per vostro figlio un giocattolo fatto con questo materiale, il bambino ci gioca e si diverte e quando crescerà e non gli servirà più, la mamma lo potrà utilizzare per rendere fertile il terreno del suo giardino.

EVITIAMO DI BUTTARE I RIFIUTI NELL’ AMBIENTE E RISPETTIAMO LA NOSTRA CASA!
Ivanna Oleksiuk
I C

giovedì 7 marzo 2019

SICUREZZA IN RETE
IL MONDO DI INTERNET



Internet è un mondo virtuale dove tutte le persone possono accedere, dovendo rispettare delle regole sulla privacy che è un regolamento che ti dà ordini da rispettare come: non insultare le persone nei loro post, non utilizzare foto e video in modo molesto verso le altre persone e tanto altro.
Quello di internet non è un modo sicuro perché non si sa mai chi può esserci dall’altro lato dello schermo e, perciò, dobbiamo essere sempre attenti a sapere con chi si sta chattando e soprattutto a non condividere foto, video e informazioni personali con sconosciuti perché poi la privacy verrebbe violata dato che, appunto, le cose condivise non fanno parte della vita privata ma diventano pubbliche.
Le persone che al giorno d’oggi usano di più i social network sono i giovani che li utilizzano per scopi molto diversi tra loro come: ascoltare musica, chattare, postare foto e video, ricercare informazioni e soprattutto giocare con i videogames.
Loro sono le persone che rischiano di vedere violata la propria privacy più di tutti senza sapere dove finirà quella particolare foto o quel video sparsi in giro per il mondo e che uso ne possano fare altre persone. Per evitare ciò, bisogna usare browsers con regole sulla privacy ben precise che danno punizioni adeguate sulla loro violazione.
Se dovesse capitare che queste regole vengano violate, bisogna parlare sempre con un genitore o un insegnante e riferire tutto l’accaduto. Ma il metodo più sicuro è ovviamente quello di usare il web con discrezione e moderazione.
Ci sono casi di gente che viene colta dalla dipendenza, una vera e propria malattia che porta a chiudersi nel mondo dei videogiochi e del web e, di conseguenza, non vivere più una vita all’aria aperta con gli amici e la famiglia ma di essere intrappolati in un mondo chiuso e buio da cui è difficile uscire.
Inoltre ci potrebbe essere anche la perdita del sonno e quindi del dormire, ma anche della socializzazione e delle emozioni.
Ci sono spesso foto ambigue che potrebbero finire addirittura su un giornale ed è lì che si torna alla violazione della privacy e in questo caso, è stata violata perché una notizia su un giornale può fare anche il giro di tutto il mondo. Al giorno d’oggi però sui giornali non ci sono sempre notizie vere perché i giornalisti del web non hanno più l’abitudine di verificare le proprie fonti andando sul luogo dell’accaduto come il caso di un giornale che ha accusato degli extracomunitari di aver preteso cibo buono e Sky per vedere le partite di calcio. Successivamente indagando di più, si è scoperto che era tutta una “fake news”, cioè una finzione.
Perciò quando si usa il web bisogna sempre farlo con attenzione e moderazione ma soprattutto non bisogna usare questa pregiata risorsa in modo sbagliato e incosciente perché la vita privata deve rimanere privata e le informazioni che vengono messe su queste piattaforme non si sa mai dove potrebbero andare  a finire.
Alessio Santantonio 
Classe 1^D

Nell’incontro tenutosi a scuola si e’ parlato della sicurezza e delle cose elettroniche.
Abbiamo imparato che il web e’ molto utile ma si deve usare in un modo giusto e poi di come proteggere i propri dati personali, se si ha qualche problema si deve chiedere aiuto ai genitori.
Non si devono postare foto di altre persone e soprattutto senza permesso. Usare per poco tempo computer e cellulari per evitare la dipendenza e soprattutto non usare il web per fare del male ad altre persone. Evitare i siti sconosciuti o pericolosi ma cercare di usare internet con intelligenza.

di Christian Bitetto 
classe 1G