mercoledì 20 marzo 2019

Conosciamoci meglio: i nostri calligrammi


Lavori della classe I D

lunedì 18 marzo 2019

Gli alunni della scuola ricordano Don Peppe Diana a 25 anni dalla sua scomparsa

Il nostro "Giardino della Memoria"
" La camorra riempì un vuoto nel pieno dello Stato"
Queste sono state le parole pronunciate da Giuseppe Diana, da molti chiamato anche col nome di Peppe, Peppino Diana. Egli nacque a Casal di Principe il 4 Luglio del 1958 e morì nello stesso paese il 19 Marzo 1994. Aveva 36 anni. Cosa ha lasciato il suo ricordo nella società campana, e non solo? Il suo profondo impegno religioso e civile contro la camorra, anche se sono passati ormai 25 anni dalla sua scomparsa.
La camorra, organizzazione criminale tipica della zona campana, nasconde dietro questo nome tante vittime innocenti. Il suo significato originario sembra derivar dalla "Morra", un gioco molto usato a Napoli nel '600,  o dal termine "Gamurra", con cui si indicava una giacca usata da banditi spagnoli nel meridione italiano. Ecco, Don Diana ha combattuto conto questo mostro a costo della sua stessa vita.
Alle 7.30 il suo assassino si presentò in chiesa , dove egli si stava preparando per la celebrazione della messa. Gli fu chiesto:" E' lei Don Peppe Diana?" Egli senza timore rispose di sì e fu ucciso con colpi alla testa, alla mano e al collo. Sono state le sue ultime parole, forse le più coraggiose...
Prima della sua scomparsa, nel 1991 decide, insieme ad altri sacerdoti, di ribellarsi perché era stufo di quell'omertà e del silenzio di fronte alle tante vittime di cui doveva celebrare i funerali giorno dopo giorno, soprattutto giovani affiliati ai clan o entrati nel tunnel della droga, dal quale, come sappiamo, è difficile uscire. Scrisse, così, con i parroci di Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa, Villa Literno, Casapesenna e Villa di Briano un documento intitolato "Per amore del mio popolo non tacerò". Era considerato da tutta la comunità un uomo coraggioso e a cui fare riferimento. Alla notizia della sua morte per manifestare la loro gratitudine e gridare il loro dissenso gli abitanti di Casal di principe scesero in piazza, mentre dai balconi sventolavano lenzuola bianche. Tra questi, molti ragazzi appartenevano agli scout; infatti Don Peppino ne faceva parte.
Anche dopo tanto tempo la gente non dimentica, e non dovrebbe farlo, perché il suo coraggio è servito a molta gente che ha preso spunto da lui per denunciare.
Concludo con una sua bellissima frase "Non c'è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di avere paura, il coraggio di fare le scelte, di denunciare"
Scialla Claudia III D
Giuseppe Diana nacque il 4 luglio 1958 a Casal di Principe. Egli era il parroco di questa città e combatté contro la camorra. Era un uomo molto coraggioso, che si batteva contro chi usufruiva della vita altrui allo scopo di arricchirsi. Egli si stancò di vedere tanti giovani morire per colpa della criminalità, per esempio negli scontri tra fazioni rivali o a causa delle droghe. 
Nella maggior parte dei casi questi ragazzi si arruolavano nella camorra solo perché vivevano in povertà o in difficoltà. Così decise di ribellarsi scrivendo "Per amore del mio popolo non tacerò" insieme ad altri sacerdoti. In questo documento i sacerdoti parlavano della camorra ritenendola responsabile della morte di tanti figli di famiglie. Definirono la camorra una forma di terrorismo che impone le proprie leggi con la violenza e, tramite traffici di sostanze stupefacenti, estorsioni e scontri, semina terrore. Egli venne ucciso il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, mentre preparava la messa. Erano le 7:30 quando si presentò il suo killer, che gli chiese se lui era Don Peppe, egli rispose di sì e venne ucciso con cinque colpi mirati al volto. Quando si diffuse questa notizia ci fu un grande sgomento, perché la comunità aveva a cuore Don Peppe. Dai balconi sventolarono lenzuola bianche.
Ritengo che Don Peppe Diana sia stato un grande uomo, con tanto coraggio, determinazione e che aveva a cuore il suo popolo, la sua amata terra tormentata dalla criminalità. Non si è mai arreso, anche quando aveva intuito che la sua fine era vicina. Uomini come lui non devono essere mai dimenticati e devono rimanere come esempio per molti di noi.

                                                                          Iannotta Paolo 3^D

giovedì 14 marzo 2019

Guerra alle microplastiche



There’s no planet B: non c’è un altro pianeta come la Terra dove esistono delle forme di vita. La Terra finora è l’unico pianeta dove esistono gli esseri viventi. Infatti essa possiede delle caratteristiche che la rendono abitabile come l’ossigeno, l’acqua e poi si trova a una distanza precisa dal Sole. Ma spesso ci dimentichiamo di quanto sia importante proteggere l’ambiente e lo inquiniamo, distruggendolo. I problemi più importanti sono l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo.                                       
Oggi  vogliamo parlare dell’inquinamento dei mari causato dalle “microplastiche”. Sono delle particelle di plastica grandi meno di cinque millimetri. La plastica è un materiale utilissimo, però non dobbiamo dimenticare che questo materiale deriva dal petrolio ed è molto inquinante. Se la gettiamo nell’ambiente non si deteriora in breve tempo come la mela oppure la buccia dell’arancia. Per esempio per  il torsolo di una mela ci vogliono circa tre mesi per degradarsi naturalmente, per un sacchetto di plastica o un piatto ci vogliono circa mille anni. Molti di questi rifiuti finiscono in mare; gli studiosi hanno dimostrato che, se non cambiamo le nostre abitudini, entro il 2050 in mare ci sarà più plastica che pesce e il mare sarà sempre più inquinato. Il problema è così serio che l’ONU è intervenuto per diminuire il consumo della plastica.
Negli oceani ci sono più di 150 milioni di tonnellate di rifiuti; infatti si è formata un’isola di plastica. Ogni anno nelle acque salate finiscono sei milioni di tonnellate di plastica, più di 700 specie marine  sono in estinzione; infatti gli uccelli marini contengono frammenti di plastica nello stomaco.
Le microplastiche non solo danneggiano l’ambiente, ma provocano dei danni anche agli esseri umani. Le specie animali che sono state avvelenate dalla plastica sono 557 e molte di queste finiscono sulle nostre tavole.
Per evitare questo dobbiamo:
·Usare meno plastica
·Non buttare i rifiuti nell’ambiente
·Non usare le buste di plastica ma preferire quelle di stoffa
·Non comprare né usare i piatti e bicchieri di plastica.

Io penso che dobbiamo usare materiale non inquinabile per l’ambiente o prodotti  riciclabili e anche se li usiamo non li dobbiamo abbandonare nella natura.
Alcuni scienziati hanno scoperto che utilizzando il latte si può ottenere un particolare tipo di plastica che non fa danni all’ambiente. Da questa plastica si possono ricavare molti oggetti come ad esempio i giocattoli. Immaginate di comprare per vostro figlio un giocattolo fatto con questo materiale, il bambino ci gioca e si diverte e quando crescerà e non gli servirà più, la mamma lo potrà utilizzare per rendere fertile il terreno del suo giardino.

EVITIAMO DI BUTTARE I RIFIUTI NELL’ AMBIENTE E RISPETTIAMO LA NOSTRA CASA!
Ivanna Oleksiuk
I C

giovedì 7 marzo 2019

SICUREZZA IN RETE
IL MONDO DI INTERNET



Internet è un mondo virtuale dove tutte le persone possono accedere, dovendo rispettare delle regole sulla privacy che è un regolamento che ti dà ordini da rispettare come: non insultare le persone nei loro post, non utilizzare foto e video in modo molesto verso le altre persone e tanto altro.
Quello di internet non è un modo sicuro perché non si sa mai chi può esserci dall’altro lato dello schermo e, perciò, dobbiamo essere sempre attenti a sapere con chi si sta chattando e soprattutto a non condividere foto, video e informazioni personali con sconosciuti perché poi la privacy verrebbe violata dato che, appunto, le cose condivise non fanno parte della vita privata ma diventano pubbliche.
Le persone che al giorno d’oggi usano di più i social network sono i giovani che li utilizzano per scopi molto diversi tra loro come: ascoltare musica, chattare, postare foto e video, ricercare informazioni e soprattutto giocare con i videogames.
Loro sono le persone che rischiano di vedere violata la propria privacy più di tutti senza sapere dove finirà quella particolare foto o quel video sparsi in giro per il mondo e che uso ne possano fare altre persone. Per evitare ciò, bisogna usare browsers con regole sulla privacy ben precise che danno punizioni adeguate sulla loro violazione.
Se dovesse capitare che queste regole vengano violate, bisogna parlare sempre con un genitore o un insegnante e riferire tutto l’accaduto. Ma il metodo più sicuro è ovviamente quello di usare il web con discrezione e moderazione.
Ci sono casi di gente che viene colta dalla dipendenza, una vera e propria malattia che porta a chiudersi nel mondo dei videogiochi e del web e, di conseguenza, non vivere più una vita all’aria aperta con gli amici e la famiglia ma di essere intrappolati in un mondo chiuso e buio da cui è difficile uscire.
Inoltre ci potrebbe essere anche la perdita del sonno e quindi del dormire, ma anche della socializzazione e delle emozioni.
Ci sono spesso foto ambigue che potrebbero finire addirittura su un giornale ed è lì che si torna alla violazione della privacy e in questo caso, è stata violata perché una notizia su un giornale può fare anche il giro di tutto il mondo. Al giorno d’oggi però sui giornali non ci sono sempre notizie vere perché i giornalisti del web non hanno più l’abitudine di verificare le proprie fonti andando sul luogo dell’accaduto come il caso di un giornale che ha accusato degli extracomunitari di aver preteso cibo buono e Sky per vedere le partite di calcio. Successivamente indagando di più, si è scoperto che era tutta una “fake news”, cioè una finzione.
Perciò quando si usa il web bisogna sempre farlo con attenzione e moderazione ma soprattutto non bisogna usare questa pregiata risorsa in modo sbagliato e incosciente perché la vita privata deve rimanere privata e le informazioni che vengono messe su queste piattaforme non si sa mai dove potrebbero andare  a finire.
Alessio Santantonio 
Classe 1^D

Nell’incontro tenutosi a scuola si e’ parlato della sicurezza e delle cose elettroniche.
Abbiamo imparato che il web e’ molto utile ma si deve usare in un modo giusto e poi di come proteggere i propri dati personali, se si ha qualche problema si deve chiedere aiuto ai genitori.
Non si devono postare foto di altre persone e soprattutto senza permesso. Usare per poco tempo computer e cellulari per evitare la dipendenza e soprattutto non usare il web per fare del male ad altre persone. Evitare i siti sconosciuti o pericolosi ma cercare di usare internet con intelligenza.

di Christian Bitetto 
classe 1G


venerdì 1 marzo 2019

Le Foibe: una pagina della storia italiana


Il giorno 10 Febbraio è stato scelto, a partire dal 2005, dal Parlamento italiano come "Giorno del Ricordo", in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli Istriani, Dalmati e Fiumani nel dopoguerra e di altre tragiche vicende al confine orientale. Questa tragedia ebbe inizio nel periodo fascista, alla fine della seconda guerra mondiale, quando il generale Tito, con il suo esercito comunista, decide di occupare i territori al confine cacciando gli italiani perché erano considerati fascisti. Le violenze aumentarono con il passare del tempo e i militari jugoslavi si scatenarono contro gli italiani; alcuni riuscirono a scappare, lasciando le proprie case, cercando rifugio altrove e si caricarono tutto quello che potevano e che poteva renderli felici, ma non c'è niente di più doloroso di dover lasciare la propria terra sapendo di non potervi più far ricordo. Il posto più vicino dove si rifugiarono era Trieste; qui non vennero accolti bene, infatti molti andarono a finire nei campi profughi e considerati come dei criminali. Tutto ciò che gli italiani portarono con loro venne depositato in un magazzino, il "Magazzino 18" a Trieste. Questo deposito può anche essere considerato il "Cimitero degli oggetti", dove ancora oggi sono ammassati tutti quegli oggetti da 70 anni e su ognuno di essi c'è scritto un cognome. Vi sono montagne di sedie e cassapanche contenenti foto e ritratti ingialliti, dove ci sono i ricordi di tutte quelle persone scampate a tale tragedia. Qui c'è la storia di povere cose, abbandonate e dimenticate.
Chi non riuscì a scappare ebbe un destino diverso: in Istria e Dalmazia i partigiani slavi si vendicarono contro i fascisti e gli italiani non comunisti; tutte le persone di origine italiana furono considerate fasciste, massacrate e buttate nelle "foibe", dei pozzi naturali con ampie voragini, molto profonde. Caddero nelle foibe persone innocenti, che non avevano niente a che fare con la politica, bambini, anziani, casalinghe, uomini di chiesa, tante persone a cui è stata tolta la vita e un futuro. Una delle storie più tragiche di questa vicenda è quella di Norma Cossetto. Ella era una studentessa italiana, istriana di un paese vicino Visignano, vittima dei partigiani titini. Norma apparteneva ad una nota famiglia fascista: il padre Giuseppe Cossetto era Dirigente del Partito Nazionale Fascista. Nell'estate del '43 Norma stava preparando la tesi di laurea intitolata "Istria rossa", riferita alla sua terra ricca di bauxite, senza alcun riferimento al comunismo.
Successivamente la sua famiglia cominciò a avere delle minacce e Norma fu convocata nella caserma dei carabinieri e qui le fu chiesto di entrare nel Movimento Partigiano di Tito, ma rifiutò. Il giorno dopo fu arrestata insieme ad altri parenti e conoscenti. Una notte Norma, insieme agli altri prigionieri, fu gettata nella foiba più vicina, dopo aver subito violenze inaudite. Norma Cossetto era una ragazza come tutte, con i propri sogni e speranze e le è stato tolto il diritto al futuro sereno e brillante. Un altro testimone di questa tragedia è Graziona Udovisi, unico superstite di quella carneficina, che ha vissuto sulla sua pelle una terribile sofferenza.

Molte persone dicono che bisogna dimenticare, buttare via tutto come un foglio di carta senza valore... io non la penso così! Come si può dimenticare tale tragedia? Come si può non ricordare tutte quelle persone che hanno dovuto lottare per la vita, persone che hanno dovuto abbandonare la propria terra, lasciando lì immagini di ricordi felici, lasciando un pezzo di loro in quelle strade.Questa è una delle tante pagine grigie della storia italiana ed è tutto quello che rappresenta l'essere umano! Bisogna guardare in faccia la vera realtà e la parte negativa dell'uomo, legata ad istinti animali e alla violenza.
BISOGNA SEMPRE RICORDARE E FAR SI' CHE NON SI RIPETA PIU', MAI PIU'.
Izzo Alessandra
III D

Gli alunni dell'Istituto

"Moro-Pascoli"

Augurano

a tutti 

Buon Carnevale!

Alunni della classe Seconda A Plesso Caruso

Coding di Carnevale 2019

Alunni delle classi seconde Plesso Moro