lunedì 18 marzo 2019

Gli alunni della scuola ricordano Don Peppe Diana a 25 anni dalla sua scomparsa

Il nostro "Giardino della Memoria"
" La camorra riempì un vuoto nel pieno dello Stato"
Queste sono state le parole pronunciate da Giuseppe Diana, da molti chiamato anche col nome di Peppe, Peppino Diana. Egli nacque a Casal di Principe il 4 Luglio del 1958 e morì nello stesso paese il 19 Marzo 1994. Aveva 36 anni. Cosa ha lasciato il suo ricordo nella società campana, e non solo? Il suo profondo impegno religioso e civile contro la camorra, anche se sono passati ormai 25 anni dalla sua scomparsa.
La camorra, organizzazione criminale tipica della zona campana, nasconde dietro questo nome tante vittime innocenti. Il suo significato originario sembra derivar dalla "Morra", un gioco molto usato a Napoli nel '600,  o dal termine "Gamurra", con cui si indicava una giacca usata da banditi spagnoli nel meridione italiano. Ecco, Don Diana ha combattuto conto questo mostro a costo della sua stessa vita.
Alle 7.30 il suo assassino si presentò in chiesa , dove egli si stava preparando per la celebrazione della messa. Gli fu chiesto:" E' lei Don Peppe Diana?" Egli senza timore rispose di sì e fu ucciso con colpi alla testa, alla mano e al collo. Sono state le sue ultime parole, forse le più coraggiose...
Prima della sua scomparsa, nel 1991 decide, insieme ad altri sacerdoti, di ribellarsi perché era stufo di quell'omertà e del silenzio di fronte alle tante vittime di cui doveva celebrare i funerali giorno dopo giorno, soprattutto giovani affiliati ai clan o entrati nel tunnel della droga, dal quale, come sappiamo, è difficile uscire. Scrisse, così, con i parroci di Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa, Villa Literno, Casapesenna e Villa di Briano un documento intitolato "Per amore del mio popolo non tacerò". Era considerato da tutta la comunità un uomo coraggioso e a cui fare riferimento. Alla notizia della sua morte per manifestare la loro gratitudine e gridare il loro dissenso gli abitanti di Casal di principe scesero in piazza, mentre dai balconi sventolavano lenzuola bianche. Tra questi, molti ragazzi appartenevano agli scout; infatti Don Peppino ne faceva parte.
Anche dopo tanto tempo la gente non dimentica, e non dovrebbe farlo, perché il suo coraggio è servito a molta gente che ha preso spunto da lui per denunciare.
Concludo con una sua bellissima frase "Non c'è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di avere paura, il coraggio di fare le scelte, di denunciare"
Scialla Claudia III D
Giuseppe Diana nacque il 4 luglio 1958 a Casal di Principe. Egli era il parroco di questa città e combatté contro la camorra. Era un uomo molto coraggioso, che si batteva contro chi usufruiva della vita altrui allo scopo di arricchirsi. Egli si stancò di vedere tanti giovani morire per colpa della criminalità, per esempio negli scontri tra fazioni rivali o a causa delle droghe. 
Nella maggior parte dei casi questi ragazzi si arruolavano nella camorra solo perché vivevano in povertà o in difficoltà. Così decise di ribellarsi scrivendo "Per amore del mio popolo non tacerò" insieme ad altri sacerdoti. In questo documento i sacerdoti parlavano della camorra ritenendola responsabile della morte di tanti figli di famiglie. Definirono la camorra una forma di terrorismo che impone le proprie leggi con la violenza e, tramite traffici di sostanze stupefacenti, estorsioni e scontri, semina terrore. Egli venne ucciso il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, mentre preparava la messa. Erano le 7:30 quando si presentò il suo killer, che gli chiese se lui era Don Peppe, egli rispose di sì e venne ucciso con cinque colpi mirati al volto. Quando si diffuse questa notizia ci fu un grande sgomento, perché la comunità aveva a cuore Don Peppe. Dai balconi sventolarono lenzuola bianche.
Ritengo che Don Peppe Diana sia stato un grande uomo, con tanto coraggio, determinazione e che aveva a cuore il suo popolo, la sua amata terra tormentata dalla criminalità. Non si è mai arreso, anche quando aveva intuito che la sua fine era vicina. Uomini come lui non devono essere mai dimenticati e devono rimanere come esempio per molti di noi.

                                                                          Iannotta Paolo 3^D