venerdì 1 marzo 2019

Le Foibe: una pagina della storia italiana


Il giorno 10 Febbraio è stato scelto, a partire dal 2005, dal Parlamento italiano come "Giorno del Ricordo", in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli Istriani, Dalmati e Fiumani nel dopoguerra e di altre tragiche vicende al confine orientale. Questa tragedia ebbe inizio nel periodo fascista, alla fine della seconda guerra mondiale, quando il generale Tito, con il suo esercito comunista, decide di occupare i territori al confine cacciando gli italiani perché erano considerati fascisti. Le violenze aumentarono con il passare del tempo e i militari jugoslavi si scatenarono contro gli italiani; alcuni riuscirono a scappare, lasciando le proprie case, cercando rifugio altrove e si caricarono tutto quello che potevano e che poteva renderli felici, ma non c'è niente di più doloroso di dover lasciare la propria terra sapendo di non potervi più far ricordo. Il posto più vicino dove si rifugiarono era Trieste; qui non vennero accolti bene, infatti molti andarono a finire nei campi profughi e considerati come dei criminali. Tutto ciò che gli italiani portarono con loro venne depositato in un magazzino, il "Magazzino 18" a Trieste. Questo deposito può anche essere considerato il "Cimitero degli oggetti", dove ancora oggi sono ammassati tutti quegli oggetti da 70 anni e su ognuno di essi c'è scritto un cognome. Vi sono montagne di sedie e cassapanche contenenti foto e ritratti ingialliti, dove ci sono i ricordi di tutte quelle persone scampate a tale tragedia. Qui c'è la storia di povere cose, abbandonate e dimenticate.
Chi non riuscì a scappare ebbe un destino diverso: in Istria e Dalmazia i partigiani slavi si vendicarono contro i fascisti e gli italiani non comunisti; tutte le persone di origine italiana furono considerate fasciste, massacrate e buttate nelle "foibe", dei pozzi naturali con ampie voragini, molto profonde. Caddero nelle foibe persone innocenti, che non avevano niente a che fare con la politica, bambini, anziani, casalinghe, uomini di chiesa, tante persone a cui è stata tolta la vita e un futuro. Una delle storie più tragiche di questa vicenda è quella di Norma Cossetto. Ella era una studentessa italiana, istriana di un paese vicino Visignano, vittima dei partigiani titini. Norma apparteneva ad una nota famiglia fascista: il padre Giuseppe Cossetto era Dirigente del Partito Nazionale Fascista. Nell'estate del '43 Norma stava preparando la tesi di laurea intitolata "Istria rossa", riferita alla sua terra ricca di bauxite, senza alcun riferimento al comunismo.
Successivamente la sua famiglia cominciò a avere delle minacce e Norma fu convocata nella caserma dei carabinieri e qui le fu chiesto di entrare nel Movimento Partigiano di Tito, ma rifiutò. Il giorno dopo fu arrestata insieme ad altri parenti e conoscenti. Una notte Norma, insieme agli altri prigionieri, fu gettata nella foiba più vicina, dopo aver subito violenze inaudite. Norma Cossetto era una ragazza come tutte, con i propri sogni e speranze e le è stato tolto il diritto al futuro sereno e brillante. Un altro testimone di questa tragedia è Graziona Udovisi, unico superstite di quella carneficina, che ha vissuto sulla sua pelle una terribile sofferenza.

Molte persone dicono che bisogna dimenticare, buttare via tutto come un foglio di carta senza valore... io non la penso così! Come si può dimenticare tale tragedia? Come si può non ricordare tutte quelle persone che hanno dovuto lottare per la vita, persone che hanno dovuto abbandonare la propria terra, lasciando lì immagini di ricordi felici, lasciando un pezzo di loro in quelle strade.Questa è una delle tante pagine grigie della storia italiana ed è tutto quello che rappresenta l'essere umano! Bisogna guardare in faccia la vera realtà e la parte negativa dell'uomo, legata ad istinti animali e alla violenza.
BISOGNA SEMPRE RICORDARE E FAR SI' CHE NON SI RIPETA PIU', MAI PIU'.
Izzo Alessandra
III D