Legalità è libertà
La legalità è libertà, è dare voce al silenzio, è quel
gradino in più che ci scioglie dai principi dell’omertà. C’è chi ha un
coraggio più forte di tutto, più forte della paura delle minacce, più forti dei
ricatti e che non si perdono per la voglia di giustizia, di onestà, di un mondo
senza muri. Una di queste persone è Don Ciotti, un parroco, ma non uno
qualunque, di quelli che celebrano semplicemente la messa, no, lui è un padre
di strada, ama parlare, dire quello che deve essere detto, incontrarsi con i
giovani, scrivere e soprattutto trasmettere il su desiderio di
legalità, diffondere questo messaggio prendendosi tutte le conseguenze che
comporta, perché lui è un prete che non ha paura, la libertà gli scorre nelle
vene, dentro sente il bisogno di cambiare, cambiare questa realtà indifferente
alle problematiche per timore, per il difetto di essere umani, ed essendo umani
sbagliamo nel ritirarci nel silenzio, perché il silenzio è complice, il
silenzio mette barriere, il silenzio è una gabbia da cui possiamo uscire,
semplicemente ci intimorisce chi si nasconde nella parte più dura, più reale, infinitamente
crudele del mondo, che si lascia trascinare dall'avidità, che regredisce, perché siamo schiavi di
un pezzo di carta, di una banconota.
La mafia si nasconde, ma la ritroviamo ovunque, è
onnipresente, c’è in chi ci sta intorno, nelle leggi, nelle vittime, nel
silenzio, nell’ indifferenza.
E forse è questo il problema, l’indifferenza, perché noi che
stiamo nel silenzio trascorriamo la nostra vita normalmente, non sappiamo nulla
della mafia, cosa sappiamo noi di chi è morto ingiustamente? Delle vittime che
erano lì per caso? Cosa sappiamo noi delle vite che all' improvviso si spengono
per l’ingiustizia? Cosa sappiamo noi di chi è morto per la voglia di legalità?
Della vita ristretta e oppressa di chi si è opposto a tutto questo, a questa
strage silenziosa?
Non lo sappiamo, non vogliamo saperlo, siamo indifferenti. E
la prima mafia, appunto, è proprio l’indifferenza. Don Ciotti a questa
indifferenza non ci sta, si mette in gioco, va a parlare, a gridare, a urlare
il diritto che abbiamo di abbattere i muri, e va a parlare con chi per primi
entrano nella criminalità organizzata, noi giovani.
Don Ciotti viene da noi,in questa piccola provincia, in
questi quartieri dimenticati, nella nostra scuola perché abbiamo bisogno di
parole,di parole vere, di chi si oppone per davvero, dice no, di chi ha la
forza per cambiare il mondo dai piccoli gesti. La scuola diventa presidio di
legalità, diventa qualcosa che va oltre i libri e i quaderni, la storia e la
geografia, l’italiano e la matematica, per una volta anche la nostra scuola
dice no, diciamo no, per primi noi giovani inesperti della vita e della
realtà,ma c’è qualcuno che in cuor suo vuole legalità, giustizia, onestà,
scoprire quel telo che cela un mondo che non ci appartiene,l’uomo che si
distrugge da solo, perché davvero c’è ancora qualcuno in grado di gridare, di
scavalcare le barriere, di non lasciare che sia qualcun altro a farlo, perché
noi, piccoli grandi uomini, con una vita davanti, siamo i primi che con i
piccoli grandi gesti, possiamo cambiare il mondo.
Ferrante Viviane