Per questo mi chiamo Giovanni
Per questo mi chiamo Giovanni è un libro di Luigi Garlando che
parla della storia di Giovanni Falcone un giudice palermitano che era vittima
della mafia ma non stette zitto infatti lui è conosciuto per averla sconfitta.
Mentre Giovanni, (un bambino che compirà dieci anni tra
qualche giorno), sta studiando, entra il padre in camera sua e inizia a parlare
di un fatto saputo dalla maestra ovvero che un bambino, compagno di Giovanni,
era caduto per le scale ma non era un incidente: era stato spinto da un ragazzo
ripetente di tredici anni che gli aveva legato le scarpe e buttato giù dalle
scale. Questo ragazzo è un bullo che fuma e ha un coltello nella tasca e se la
maestra gli mette un brutto voto le buca le ruote della macchina. Il padre gli
chiede delle spiegazioni ma Giovanni non risponde, ha paura, non risponde
perché se lo avesse detto a qualcuno il bullo lo avrebbe torturato e non
voleva correre questo rischio. Poi il padre prese in mano l’album delle
figurine di Giovanni e vide che era quasi vuoto ma lui gli dava sempre i soldi
per comprare le figurine, perché era vuoto?Ma comunque era una cosa non molto
importante allora dice a Giovanni che il giorno dopo sarebbero andati al mare
per il suo compleanno e gli avrebbe raccontato la storia di Boom un pupazzo a
loro due caro che aveva le zampe bruciate, e quella di Giovanni Falcone
Il giorno dopo partirono e prima di andare al mare, si
fermarono nel luogo in cui Giovanni Falcone era nato e il padre raccontò a
Giovanni che quando Falcone nacque, non pianse e aveva i pugni stretti e ciò stava a significare che per avere la
pace,la giustizia, bisogna lottare; all’improvviso entrò
una colomba dalla finestra e non se ne andò più. Dopo andarono alla sua scuola e il padre gli raccontò che tutti
portavano un cappello con su scritto C.N. ovvero Convitto Nazionale . I ragazzi
più grandi prendevano in giro i più piccoli e deboli ma Giovanni li difendeva
sempre,perché non accettava le ingiustizie e tantomeno i bulli. Dopo andarono
al mare, come promesso dal padre , e quest’ultimo fece un esempio al figlio per
raccontargli come era fatta la mafia: per rappresentare l’organizzazione della
mafia prese un carciofo,diede un nome di famiglia di mafiosi a ogni foglia e la
parte centrale rappresentava il capo,ovvero il boss. Per eleggere un nuovo
membro della mafia, questo doveva far cadere una goccia di sangue su un santino
e lo faceva bruciare e diceva “se parlo di cosa nostra possa io bruciare come
questo santino” e questa veniva chiamata cerimonia di affiliazione
Il dieci febbraio ebbe inizio il Maxiprocesso contro i
crimini della mafia: gli imputati erano 475 con 200 avvocati difensori e questo
processo finì con 19 ergastoli e 2665 anni di reclusione: Giovani Falcone aveva
vinto contro la mafia e tutti lo consideravano un eroe. Nel 23 maggio 1992 morì
Falcone in un attentato a Capaci organizzato dalla Mafia contro di lui: morì
con lui la moglie,tre uomini della scorta e dopo poco tempo Paolo Borsellino, collega e amico
di Falcone. Dove stava la tomba di Falcone c’era un albero dove c’erano
bigliettini dedicati a lui, alcuni di persone proveniente da tutta l’Italia,
altri provenienti da tutte le altre parti del mondo :”Vinceremo questa partita”
dicevano i bigliettini; Giovanni e il padre andarono sulla tomba di Falcone e
Giovanni lesse uno per uno tutti i bigliettini e in lui ci fu un cambiamento.
Giovanni al papà poi chiese :” Papà, per questo mi chiamo Giovanni?” :” si
perché sei nato nello stesso giorno in cui Falcone morì”.
Parisi Alessandra
Claudia Scialla
“CUORE DI LEGNO”
Primo Levi è uno scrittore ebraico sopravvissuto nei campi di concentramento, e vuole farci riflettere su una cosa molto importante: la poesia è un mezzo per comunicare messaggi importanti, ha un grande valore civile. .Durante la sua vita ha scritto varie poesie, tra le quali “Cuore Di legno”. In questa poesia si parla di un ippocastano che vive accanto alla casa del poeta , che si trova a Torino, in città(in corso Re Umberto), anche se lui dovrebbe stare in un ambiente naturale . Il poeta lo definisce un vicino di casa e ciò fa pensare che c’è un rapporto speciale tra di loro . Poi il poeta descrive anche il lato negativo(per un albero)di vivere in città; ogni cinque minuti passano due tram che gli calpestano le radici. Per ricevere la luce del sole si è messo in posizione storta, e ciò fa pensare al poeta che se ne voglia andare, perché lì non vive bene. Dal terreno assorbe acqua ma anche sostanze velenose come anidride carbonica, anidride solforosa, petrolio…La corteccia è piena di polvere, smog e crisalidi morte. Il poeta l’ha scritto in età matura perché lui e l’albero hanno gli stessi anni. L’albero ospita passeri e merli ; ad aprile gli spuntano le foglie, a maggio dei fiori e a settembre cadono castagne piene di tannino( un acido).Per questo il poeta lo reputa un impostore, a confronto con il castagno. Anche se subisce queste ingiustizie, dentro ha un cuore, che batte ancora per aspettare l’inizio della primavera.
Gabriele CaputoClaudia Scialla
Per
questo mi chiamo Giovanni
Questo libro è stato scritto da Luigi Garlando. Giovanni
è il protagonista del libro: sta per compiere 10 anni e per il giorno del suo
compleanno il padre decide di fargli un regalo particolare: trascorrere una
giornata insieme per spiegargli il perché si chiama Giovanni e nel giorno del
suo compleanno lo porta al mare. Il giorno dopo il padre lo portò a fare una
gita andando nella casa di Giovanni Falcone e gli raccontò la sua storia
dicendo che quando era nato aveva i pugni chiusi e non piangeva e nello stesso
momento arrivò una colomba bianca sulla finestra segno di pace. Giovanni
Falcone crebbe difendendo sempre più deboli. Dopo tante ore di viaggio si
fermarono in un bar. Allora il padre spiega al figlio i metodi utilizzati dalla
mafia e come esempio prese un carciofo, dove le foglie esterne sono le persone
che contano poco e al centro il cuore ovvero il boss,ed inoltre anche il giuramento
che fanno gli uomini. Tutti questi avvenimenti fanno capire che la mafia è una
cosa brutta e che uccide tante persone
indifese, ad esempio il piccolo Giuseppe, che lo avevano rapito e lui
restò per tanto tempo lì in quel posto arido e buio. Quando arrivò il suo
momento e lo buttarono in una vasca piena d’ acido. Il padre per farlo capire a
Giovanni gli fece un esempio buttando una bustina di aspirina nell’ acqua che
si disciolse proprio come il corpo di Giuseppe, inoltre gli fece vedere un
soldatino del “Subuteo” con la base sotto le gambe e anche così gli uomini
venivano legati ai piedi con qualcosa di pesante buttandoli in mare. Noi che
siamo qui a scrivere questo testo definiamo Giovanni Falcone un misto fra
guerriero e supereroe, un SUPERRIERO.
Rebecca Giaquinto
Raffaella Marino
RITRATTO DELLA MIA BAMBINA
La mia bambina con la palla in mano,
e dell’estiva vesticciola : “Babbo,”
mi disse “voglio uscire oggi con te”.
Ed io pensavo : Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomiglia.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
Che sull’ onde biancheggia, a quella scia
Ch’ esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.
U. Saba
Questa poesia è stata scritta da Umberto Saba, poeta italiano, nato nel 1883 e morto nel 1957; le sue poesie sono molto semplici anche se con un profondo significato. Ha anche scritto una poesia intitolato “Ritratto della mia bambina” e il tema principale è l’affetto familiare. La poesia ha tredici versi (endecasillabi) ed è divisa in due parti: la prima è prevalentemente narrativa, ma anche descrittiva infatti descrive sua figlia dicendo che ha gli occhi e il vestito estivo, azzurri come il cielo. Poi introduce il discorso diretto con la bambina che chiede al padre di uscire.(In questa parte il linguaggio è più semplice) nella seconda parte c’è una riflessione del poeta, ovvero a cosa potrebbe paragonare la figlia. All’inizio la paragona alla schiuma marina: queste parole sono ripetute due volte e ciò crea un ritmo. Il secondo paragone è del fumo dalle tonalità chiare che fuoriesce dai comignoli dei tetti e si disperde nel cielo. Il terzo paragone è quello alle nubi che si muovono in cielo senza una meta.
Scialla Claudia
Caputo Gabriele