venerdì 5 maggio 2017

Legalità è libertà

La legalità è libertà, è dare voce al silenzio, è quel gradino in più che ci  scioglie  dai principi dell’omertà. C’è chi ha un coraggio più forte di tutto, più forte della paura delle minacce, più forti dei ricatti e che non si perdono per la voglia di giustizia, di onestà, di un mondo senza muri. Una di queste persone è Don Ciotti, un parroco, ma non uno qualunque, di quelli che celebrano semplicemente la messa, no, lui è un padre di strada, ama parlare, dire quello che deve essere detto, incontrarsi con i giovani, scrivere   e soprattutto trasmettere il su desiderio di legalità, diffondere questo messaggio prendendosi tutte le conseguenze che comporta, perché lui è un prete che non ha paura, la libertà gli scorre nelle vene, dentro sente il bisogno di cambiare, cambiare questa realtà indifferente alle problematiche per timore, per il difetto di essere umani, ed essendo umani sbagliamo nel ritirarci nel silenzio, perché il silenzio è complice, il silenzio mette barriere, il silenzio è una gabbia da cui possiamo uscire, semplicemente ci intimorisce chi si nasconde nella parte più dura, più reale, infinitamente crudele del mondo, che si lascia trascinare dall'avidità, che regredisce, perché siamo schiavi di un pezzo di carta, di una banconota.
La mafia si nasconde, ma la ritroviamo ovunque, è onnipresente, c’è in chi ci sta intorno, nelle leggi, nelle vittime, nel silenzio, nell’ indifferenza.
E forse è questo il problema, l’indifferenza, perché noi che stiamo nel silenzio trascorriamo la nostra vita normalmente, non sappiamo nulla della mafia, cosa sappiamo noi di chi è morto ingiustamente? Delle vittime che erano lì per caso? Cosa sappiamo noi delle vite che all' improvviso si spengono per l’ingiustizia? Cosa sappiamo noi di chi è morto per la voglia di legalità? Della vita ristretta e oppressa di chi si è opposto a tutto questo, a questa strage silenziosa?
Non lo sappiamo, non vogliamo saperlo, siamo indifferenti. E la prima mafia, appunto, è proprio l’indifferenza. Don Ciotti a questa indifferenza non ci sta, si mette in gioco, va a parlare, a gridare, a urlare il diritto che abbiamo di abbattere i muri, e va a parlare con chi per primi entrano nella criminalità organizzata, noi giovani.

Don Ciotti viene da noi,in questa piccola provincia, in questi quartieri dimenticati, nella nostra scuola perché abbiamo bisogno di parole,di parole vere, di chi si oppone per davvero, dice no, di chi ha la forza per cambiare il mondo dai piccoli gesti. La scuola diventa presidio di legalità, diventa qualcosa che va oltre i libri e i quaderni, la storia e la geografia, l’italiano e la matematica, per una volta anche la nostra scuola dice no, diciamo no, per primi noi giovani inesperti della vita e della realtà,ma c’è qualcuno che in cuor suo vuole legalità, giustizia, onestà, scoprire quel telo che cela un mondo che non ci appartiene,l’uomo che si distrugge da solo, perché davvero c’è ancora qualcuno in grado di gridare, di scavalcare le barriere, di non lasciare che sia qualcun altro a farlo, perché noi, piccoli grandi uomini, con una vita davanti, siamo i primi che con i piccoli grandi gesti, possiamo cambiare il mondo.

Ferrante Viviane