Atalanta e Ippomene
L’arte da sempre, è la capacità di riprodurre quello che
dentro si trova, quel paesaggio che pochi riusciranno a vedere, quello
dell’anima, quello che restando in silenzio dice più di mille parole. Guido
Reni riesce nel suo intento di mostrare
con un’ immagine semplice, dai pochi colori, ma con rifiniture e forme che
regalano al quadro una magia propria e la libertà di capire e attribuire uno
specifico significato. Un significato che non si restringe al mito che
rappresenta l’opera. Il mito parla di Atalanta, che viene abbandonata dal
padre su una collina, viene cresciuta da un’orsa da cui apprende l’abilità
nella caccia e la velocità nella corsa. Solo all’età di 16 anni, viene
accettata dal padre che vuole farla sposare, ma lei, dedita alla natura, non
voleva e fece un patto con il padre, quello di competere in una gara e chi
avesse vinto, avrebbe avuto la sua mano. Un atto astuto, poiché dato il suo
innato talento per la corsa, nessuno era mai riuscito a batterla. Ippomene,
però, follemente innamorato di lei, chiede aiuto alla dea Venere per vincere la
gara. La dea gli da tre mele d’oro, che durante la corsa lui avrebbe dovuto
lanciare, in modo da attrarre l’attenzione di Atalanta. Il suo piano riuscì, e
lei, per debolezza, si fermò a raccogliere le mele, e Ippomene ebbe il tempo di
superarla e vincere, cosi i due si sposarono.
Io ho voluto riguardare la storia in chiave moderna,
cercando di analizzarla. Potremmo certo subito capire che il padre per egoismo
lasciò la figlia su una collina, con la semplice colpa di non essere un uomo,
ma una donna. Una donna che, nonostante tutto, cresce forte, convive con quella
che è la semplice natura, impara a superare ostacoli, che oggi noi potremmo
reinterpretare. Il cambiamento e la conversione del padre con la fervida
decisione di riconoscere sua figlia, solo quando compì 16 anni, potrebbe stare
a significare l’incoerenza dell’uomo, che cerca di rimediare ai suoi errori
sotterrandoli, nella speranza che nessuno segua più il suo esempio, ma le cose
rimangono, restano immobili, restano nell’animo di chi è stato abbandonato, per
egoismo, per essere nati, come dimostra il padre, quasi diversi, e la sua
scelta di abbandonarla perché non era un uomo, potremmo ritrovarla oggi, che
noi donne, pur avendo secondo la legge gli stessi diritti dell’uomo, veniamo
sottovalutate, messe in secondo piano. Invece, Atalanta dimostra e rappresenta
il nostro valore, dimostra che possiamo essere sensibili quanto forti, che
possiamo superare le cavità più buie di una foresta senza arrenderci, dimostra
che noi, oltre a essere mogli e madri, possiamo essere combattenti, dire no, a
questa insensata differenza e essere alla pari con gli uomini. Il padre però,
sempre per egoismo, vuole far sposare la figlia, che non voleva, questa è
un’altra delle tante ingiustizie che ancora oggi, in alcuni paesi, avvengono: i
matrimoni combinati, fra uomini di mezza età che sposano bambine, che già
all’età di sette anni si comportano da mogli, talvolta anche da madri, quando
l’unica cosa che dovrebbero fare è avere la libertà, di giocare, di
acculturarsi e di crescere con gli altri. Atalanta ancora una volta rappresenta
la forza delle donne ribellandosi, così
solo chi la avesse battuta in una gara di corsa la avrebbe sposata, e
questo rappresenta la sua astuzia, perché lei era irraggiungibile e nessuno la
avrebbe mai superata. Ma Ippomene da uomo innamorato, chiede aiuto alla dea
Venere, che gli da tre mele d’oro, che poi Atalanta raccolse in modo da far
guadagnare tempo a Ippomene che vinse. Ippomene, in questo caso, potrebbe
rappresentare l’astuzia, perché vinse ingiustamente, per le mele e non per la
sua bravura, cosa che oggi avviene molto spesso nella nostra società. Atalanta inoltre, simboleggia la debolezza, perché rinuncia a vincere la corsa per
dell’oro, mettendo al primo posto la ricchezza e dopo la sua incolumità. Oggi,
questo fenomeno avviene più di quanto possiamo immaginare, in qualche modo,
siamo schiavi di una banconota, schiavi dell’oro, e faremmo qualsiasi cosa pur
di averlo.
L’opera di Guido Reni quindi, pur avendo base mitologica,
può avere un significato molto più attuale di quanto la semplice osservazione possa
rivelare.
Viviane Ferrante