Editoriale
Legalità: il valore della memoria
R. Magritte "Uomo con bombetta"- Riproduzione ad opera di Sala Alba |
L’opera d’arte non è solo di chi
la crea, ma anche di chi ne fruisce.L’artista, nel momento stesso in
cui si accinge a creare un’opera d’arte, di certo ha presente il concetto di un
destinatario che si troverà di fronte alla sua opera. Un libro non è scritto per essere
tenuto nel cassetto né un quadro per essere conservato in soffitta. Anzi, esiste
un patto segreto tra autore dell’opera e destinatario, un filo doppio che li
lega e fa sì che l’autore lasci degli spazi bianchi, degli spunti di
riflessione per colui che si troverà di fronte alla sua opera. Di certo la sua
intenzione è di comunicare un messaggio, la sua visione del mondo, le sue emozioni,
il suo impegno civile o semplicemente il suo mondo interiore, ma
contemporaneamente sa che dall’ altra parte ci sarà un’altra persona che si
impossesserà della sua opera facendola propria, guardandola dal suo punto di
vista ed innestandovi le sensazioni ed emozioni personali, dandone la propria
interpretazione.Così, quando mi sono trovata di
fronte al quadro di Magritte, “L’uomo con bombetta”, non ho avuto nessuna
esitazione: ecco quello che cercavo. Un uomo in primo piano, un uomo qualunque,
di cui non si vede il viso, nascosto da una bianca colomba in volo.Non ho di certo pensato al contesto storico dell'artista né alla sua visione della realtà, ma come attraverso una folgorazione improvvisa mi è tornato alla mente un passo di un libro che, proprio in questi giorni, stiamo leggendo in classe: " Per questo mi chiamo Giovanni".Sarà stato perché, per associazione di idee, mi è venuto in mente il momento in cui si parla di un episodio legato alla nascita di Giovanni Falcone, nato coi pugni chiusi come un combattente, quando dalla finestra entra una colomba, che non abbandona più la sua casa: un simbolo di pace a testimonianza del fatto che la pace non si ottiene sempre facilmente, ma spesso bisogna lottare per un ideale.Ho guardato il quadro e quell'uomo borghese, con abito scuro e bombetta, in primo piano contro un cielo azzurro usato come sfondo, mi è sembrato incarnare perfettamente l'idea: un uomo qualunque, uno come tanti, e nello stesso tempo un eroe nella sua semplicità, che ha combattuto anche a costo della vita in nome dei valori di giustizia e legalità. Come lui tanti altri nomi: Paolo Borsellino, Don Peppe Diana, Giancarlo Siani, Don Puglisi... per citarne solo alcuni.Uomini grandi, che hanno lasciato a tutti noi un'eredità straordinaria: la forza delle idee e delle parole, l'importanza di partecipare e non delegare, il principio di cittadinanza attiva.Eppure a distanza di tanti anni dalla loro scomparsa il pensiero che potrebbero diventare uomini senza volto, come l'uomo del quadro, mi spaventa.Da ciò il duplice significato che ho attribuito al quadro, il primo come testimonianza della memoria di tanti uomini che hanno combattuto per un ideale e che rischiano di essere dimenticati; il secondo come simbolo dell'impegno di ciascuno di noi, perché attraverso l'impegno, a partire dai piccoli gesti quotidiani, le cose possono cambiare.