venerdì 24 marzo 2017

La giornata scolastica dal punto di vista di un professore

Arrivato a scuola alle 7:50, sono andato in sala professori. Suona la campanella e gli alunni iniziano a riempire i corridoi. Mi dirigo verso l’aula 1^H con un sorriso a 32 denti. Sono così entusiasta di esporre quella lezione di Mito e Epica che ho preparato così bene. Entro in classe e, esclusi 2 o 3 ragazzi, nessuna traccia di vita. Dopo qualche minuto entrano una buon parte di alunni come una mandria di bufali. Ristabilito l’ordine e dopo aver fatto l’appello, tiro fuori dalla borsa il computer dove avevo preparato un power point con la spiegazione dell'Eneide. I ragazzi intanto si erano divisi in due categorie: quelli che ancora non si erano svegliati (con il giubbino a sostituire il cuscino) e quelli veramente euforici che parlano e parlano e parlano. Inizio ad esporre la lezione e circa un venti minuti dopo i ragazzi mezzi addormentati si aggiungono a quelli veramente euforici. Così, dopo varie richieste di attenzione e di silenzio, perdo la pazienza e inizio ad interrogare parecchi di loro su quello che avevo appena spiegato. Ovviamente nessuno mi rispondeva. Suona la campanella e mi dirigo in aula professori. Vado a controllare sulla tabella dell'orario in che classe  andare alla terza ora. “Di bene in meglio!” penso...Mi tocca la 2^G!”. Arrivo in classe e trovo gli alunni che fanno un chiasso tremendo. Chi scrive alla lavagna, chi tenta di fare canestro nel cestino con le palline di carta argentata, chi canta, chi grida “NOI, SEMINEREMO IL FRUMENTOOO”, chi fa lo stupido balletto di Enrico Papi. Dopo aver ristabilito la “calma” (circa un quarto d’ora dopo), dico ai ragazzi di prendere i libri ma, mai successo, la maggior parte lo aveva dimenticato a casa. Ma almeno, ce ne era uno per banco. Pochi seguivano, la maggior parte erano occupati a parlare e a giocare con quello che trovavano sul banco. Dopo aver richiamato l’attenzione più e più volte, vedo che una ragazza nasconde qualcosa sotto il banco.  Immagino sia armeggiando con un telefonino ma non ne sono sicuro. Per cui dico "Chi ha qualcosa da spegnere, spenga ora". Ma quando noto che continua a tenere le mani sotto il banco mi avvicino, noto il cellulare e glielo sequestro. In quel momento suona la campanella. È l’ultima ora! Mi dirigo verso la 2^H e stranamente era tutto molto silenzioso, tranne qualche risatina. Chiedo "Come mai siete così silenziosi?". Nessuna risposta. Alla fine scopro che un ragazzo si era nascosto sotto la cattedra. Lo rimando a sedere con una nota e torno a casa con un gran mal di testa.

Giulia Del Greco

Flavia Mobiglia