sabato 19 maggio 2018


I fenomeni di bullismo sono sempre più frequenti e preoccupanti. Per questo, compito della scuola è quello di parlarne e di far acquisire agli alunni un atteggiamento empatico verso la vittima, immedesimarsi per poter comprendere l'importanza di agire sempre nel rispetto della persona. Il testo seguente è nato con questo scopo; si tratta di un monologo scritto immaginando di essere la vittima di un atteggiamento da bulli. Il racconto, frutto di fantasia, risponde proprio a questo obiettivo. 


Non potrete mai capire…


Sono in camera mia, a pensare come faccio di solito, a pensare a quello che mi dicono ogni giorno, “Ma perché sei nato?” “Sei inutile al mondo!” , a pensare “avrei potuto reagire” oppure “forse veramente non servo a nulla”. Sta arrivando mia madre, forse a farmi una ramanzina, come sempre:“Un altro quattro? Quand’è che aprirai quel dannato libro di matematica?! Se continui così voglio vedere quando avrai un lavoro. Non sei utile a nulla!!” e se ne va sbattendo la porta. 

Forse ha ragione, forse hanno ragione tutti, forse veramente non sono utile, occupo solo un posto nel mondo che potrebbe essere sostituito da una persona migliore di me, che potrebbe scoprire la cura per il cancro, e invece io sono qui, considerato solo uno spreco di acqua e cibo per la popolazione.

Un altro giorno, a dover sopportare i miei compagni di classe, a dover sopportare anche i professori. Entriamo tutti in classe, mi siedo al mio posto con la testa sul banco, il professore non è ancora entrato in classe, ed è una situazione abituale ormai: il professore non viene prima delle 8:30, una situazione perfetta per i miei compagni per prendermi di mira come tutti i giorni. Sento i passi dei miei compagni mentre ho ancora la testa sul banco per la stanchezza, perché invece di dormire, come tutte le notti, sono stato a pensare e a soffrire; arriva il mio compagno vicino a me, mi alza la testa e mi dice:”Allora,  stanco di prima mattina? Vedi, non servi a nulla, fai schifo, spero che prenderai un altro quattro alla verifica di arte, sfigato!” . Mi sbatte la testa sul banco e si sentono di sottofondo gli altri miei compagni che ridono; la loro risata mi rimane sempre in testa,  mi corrode sempre di più l’anima.
Arriva il professore, alla prima ora abbiamo geografia, la materia che più odio, soprattutto perché il professore non ha pazienza con me. 
”Buongiorno, come sapete oggi ci sono le interrogazioni di fine anno. Inizierò a interrogare chi ha la media più bassa di tutte e, come sappiamo, quella persona è Rossi. Rossi forza, alla cattedra… hai studiato vero?” come sempre la mia risposta è :”No, non sono riuscito a studiare” 
”Allora i tuoi compagni hanno ragione ! QUANDO VERRAI ALL’ INTERROGAZIONE E RIUSCIRAI AD AVERE UN BUON VOTO? Io ho provato ad aiutarti, ma questa è l’ultima occasione. Lo sai che verrai bocciato vero, siamo alla fine dell’anno E ANCORA HAI TUTTI QUATTRO!!” . In quel momento non capisco più nulla, non riesco a pensare e scappo in bagno. Ma perché tutti mi odiano, cosa ho fatto di male, nessuno mi capisce, nessuno prova ad aiutarmi, ed è la cosa che mi far stare più male, che non importo a nessuno.  Ci manca solo che mi inizino a picchiare, anche se a volte penso, se non mi fanno male loro, lo farò io, ma non ho mai il coraggio. Ritorno in classe, il professore ha appena finito di mettermi una nota sul registro per essere scappato in bagno e tutti ridono di me; mi siedo al mio posto e trattengo le lacrime, anche se scoppierei a piangere da un momento all’altro, a piangere per quello che mi dicono tutti, la mia famiglia, i professori, i miei compagni di classe e poi suona la campanella e arriva la professoressa di arte che vede che ho gli occhi lucidi ma non se ne importa, gira la testa da un'altra parte, come fanno tutti, mi ignorano, non pensano ”magari lo potrei aiutare” oppure ”devo fermare i miei compagni” invece no, pensano solo alle loro cose, ai voti alle interrogazioni, al registro .

Io non ce la faccio più di questa situazione, non riesco a sopportare più nessuno, mi sento emarginato, odiato dal mondo, perché nessuno capisce, perché nessuno vuole capire, perché a me questo…

Nessuno potrà capire, non potrete mai capire.
Parisi Alessandra
II D